Londra – I rappresentanti di alcuni dei principali porti europei e i leader di IAPH (International Association of Ports and Harbors) e di WPCI (World Ports Climate Initiative) hanno annunciato nei giorni scorsi l’inizio della fase applicativa di ESI (Environmental Ship Index), uno strumento che aiuta i porti a introdurre un sistema di premialità a favore delle navi con performance ambientali superiori a quelle richieste dagli attuali standard IMO, allo scopo di ridurre l’impatto del trasporto marittimo sull’inquinamento atmosferico sia a livello generale dell’effetto serra e sia a livello delle comunità locali che vivono nelle adiacenze dei porti. In un rapporto sulle emissioni di anidride carbonica di Transport & Environment (T&E) diffuso recentemente dalla testata Informare, risulta che tra il 1990 e il 2008 le emissioni di anidride carbonica generate dall’industria del trasporto nell’Unione Europea siano aumentate del 34%, a differenza di quelle degli altri settori che sono diminuite complessivamente del 14%. Per quanto riguarda le sole emissioni generate dal settore del trasporto marittimo, tra il 1990 e il 2008 le emissioni sono aumentate del 56%. A tali aumenti corrisponde tuttavia anche un’accelerazione dei tempi di decisione sulle misure di contenimento delle esternalità. Infatti, ad esempio, lo stesso standard ESI ha radici piuttosto recenti, nel 2007, quando a New York, nel corso della riunione dei sindaci delle principali città del mondo per concertare azioni di lotta al cambiamento climatico, quello di Rotterdam lanciò l’iniziativa di ospitare una conferenza dei principali porti sul tema. Risultato finale ne fu una Dichiarazione, da cui, nel novembre 2008 a Los Angeles, sotto gli auspici di IAPH (International Association of Ports and Harbours), è nata la piattaforma WPCI (World Ports Climate Iniziative), che impegna 55 porti a collaborare in azioni globali per la riduzione dei gas serra. ESI a cui si è giunti grazie alla collaborazione dei porti di Antwerp, Bremen, Hamburg, Le Havre, Rotterdam, Singapore, New York e con IAPH, ESPO, CCI e CE Delft ne è appunto uno dei frutti, presentata anche nella 4° Conferenza internazionale Green Port su porti e ambiente di Napoli nel 2009. In sostanza, l’indice è uno certificato volontario espresso in forma di punteggio da 0 a 100 (il massimo della virtuosità), ricavato da un insieme di variabili, che indica la performance ambientale della nave, considerando il livello delle sue emissioni riguardo gli Ossidi di Azoto (NOx) (che attengono al motore principale ed a quelli ausiliari responsabili dei principali problemi di inquinamento nelle aree portuali), gli Ossidi di zolfo (SOx) (contenuti nel fuel utilizzato dalla nave in acque portuali) e l’Anidride carbonica (CO2). L’obiettivo di questo nuovo standard internazionale è di incentivare le navi ad essere più pulite, fornendo ai porti uno strumento, adatto a tutti i tipi di naviglio di qualsiasi dimensione, di facile implementazione nel proprio sistema, prevedendo ispezioni di controllo semplici e standardizzate che possono essere inserite in quelle di routine. Ma l’indice può essere anche utilizzato dagli armatori stessi, dai fornitori di servizi alle navi o dai caricatori per operare in modo ambientalmente sostenibile.
A partire dal 1 gennaio saranno i porti olandesi di Amsterdam, Moerdijk, Dordrecht e Rotterdam i primi ad introdurre ed applicare lo schema ESI, per il quale ogni porto che sceglierà di applicarlo avrà totale autonomia nel decidere il proprio livello di incentivazione verde. Nel porto di Amsterdam ad esempio, una nave di 10,000 tonnellate con un punteggio ESI particolarmente buono, potrebbe abbattere di 300 euro a scalo i costi portuali che ammontano normalmente a 8000 euro.
Gi.Vi.