Nicaragua: la Cina investira’ 50 Mld di dollari Usa per un canale piu’ grande di Panama

nicaragua canale

Managua, 8 luglio 2014 – Una crescita del Prodotto interno lordo (Pil), oggi attorno al 4-5%, fino al 10,8% nel 2014 e al 15% nel 2015, in vista, addirittura, di un “raddoppio” dell’economia nel 2018: a ciò, secondo le stime del segretario per le politiche pubbliche del governo, Paul Oquist, il Nicaragua arriverà grazie al Grande Canale Interoceanico tra l’Atlantico e il Pacifico, un progetto antico quasi due secoli, che sembra sul punto di concretizzarsi attraverso due disegni di legge all’esame del Congresso.

In attesa dell’assemblea plenaria di giovedì – il parlamento è dominato dai sandinisti del presidente Daniel Ortega – le proiezioni ufficiali prevedono che il Canale triplicherà il numero di posti di lavoro al livello nazionale. Si stima che per la realizzazione del Canale occorreranno 10 anni e saranno necessari stanziamenti, iniziali, di 40 miliardi di dollari. Panamá, per costruire una nuova serie delle gigantesche chiuse del Canale, complete nel 2015, sta pagando circa 5,2 miliardi di dollari.

Fa discutere alcuni settori la decisione di assegnare la concessione del mega-progetto all’azienda cinese HK Nicaragua Canal Development Investment Co. Limited, con sede a Hong Kong. La proposta di Ortega prevede inoltre che la concessione durerà 50 anni e potrà essere prorogata per altri 50 da parte della stessa azienda: quest’ultima è guidata da un imprenditore, Wang Jing, che l’opposizione definisce “un avvocato e non un uomo d’affari” senza esperienza di progetti di tale portata.

Ripercorrendo le tappe storiche del progetto, il presidente del Congresso, il sandinista René Núñez, ha ricordato che risale al 1826, cinque anni dopo l’indipendenza del Centroamerica dalla corona spagnola. Nel 1830 il Nicaragua cominicò a promuoverne la realizzazione cedendo a una società a capitali olandesi la concessione per cominciare i lavori, ma senza successo.

Nel 1849, durante la ‘febbre dell’oro’ negli Stati Uniti la concessione passò all’imprenditore Cornelio Vanderbilt, con l’incarico di utilizzare il tratto tra il fiume San Juan, il Lago de Nicaragua e l’Istmo de Rivas, nel sud del paese. Nel 1850, il Trattato Clayton-Bulwer cambiò le carte in tavola, cancellando la concessione precedente per disporre inoltre che né gli Usa né l’Inghilterra potessero costruire un canale attraverso il Nicaragua, a meno di un accordo bilaterale. Nel Nel 1904 il Congresso statunitense scartò infine l’ipotesi di un canale in Nicaragua sembra a causa di un sigillo che ritraeva nel Grande Lago un vulcano in eruzione, optando così per Panamá. Dal 1914 al 1971 è in ogni caso rimasto in vigore un patto bilaterale per la realizzazione di una via interoceanica analoga a Panamá.

Il progetto del ‘Gran Canal Interoceánico de Nicaragua’ prevede un passaggio oceanico più largo di quello del nuovo Panamá ampliato e un ‘corridoio secco’ con una ferrovia, oleodotti, porti e scali aerei, sia dal lato Atlantico che da quello Pacifico. La proposta del governo è sostenuta dal settore imprenditoriale che, tuttavia, chiede come condizione priorità ai lavoratori nicaraguensi e alle imprese nazionali, trasparenza e tutela dell’ambiente. Ma l’impatto ambientale è proprio l’aspetto su cui il mega-progetto incontra le più strenue resistenze: sebbene il tracciato della via interoceanica non sia stato ancora definito, tutti e quattro quelli al vaglio delle autorità attraversano almeno in parte il Gran Lago che la legislazione vigente classifica come una “riserva naturale di acqua potabile”.

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