Crociere: Clia, Italia leader del settore ma rallentamento nel 2014.Pesa stallo Venezia

clia europe con cornice

In Italia la crocieristica genera 102 mila posti di lavoro, un terzo di tutta l’Europa. Ma il settore ha frenato nel 2014, pesa la situazione incerta di Venezia con ripercussioni negative per tutto l’Adriatico

 

Roma, 25 giugno 2015 – L’Italia resta il paese europeo che più beneficia dal settore crocieristico, ma il 2014 ha visto un forte rallentamento del settore mentre i paesi concorrenti, al contrario, accelerano la loro crescita. E’ quanto emerge dai dati rilasciati oggi da CLIA, l’associazione internazionale delle compagnie crocieristiche, e presentati in conferenza stampa a Roma.

I numeri mostrano che il contributo economico del settore crocieristico in Europa ha registrato un nuovo record, raggiungendo 40,2 miliardi di euro nel 2014, +2,2% rispetto al 2013. Questa crescita ha permesso la creazione di quasi 10 mila nuovi posti di lavoro in tutta Europa legati al settore, che salgono ora a quota 349 mila.

L’Italia è una delle destinazioni più ambite, un mercato di provenienza dei crocieristi di grandi dimensioni e un Paese leader mondiale nella costruzione di navi. L’economia italiana è quella che, in Europa, più beneficia dalla crocieristica con oltre 4,6 miliardi di euro di impatto economico diretto nel 2014 e oltre 102 mila unità di lavoro a vario titolo coinvolte dal comparto (pari a quasi un terzo del totale europeo). Il 2014, però, ha rappresentato una battuta di arresto: l’impatto economico del settore in Italia è cresciuto solo dello 0,7%, contro il 2,5% dell’anno passato e contro le percentuali degli altri Paesi.  La Germania è cresciuta del 6,3%, la Francia del 3,9%.

A pesare sulla crescita italiana è principalmente  lo stallo di Venezia. Secondo uno studio commissionato da CLIA sugli effetti del settore crocieristico per l’economia di Venezia, la situazione di incertezza relativa alla possibilità per le navi di accedere a Venezia sta comprimendo i benefici economici in modo molto sostanziale: sono 40 i milioni di euro in meno in termini di spesa diretta totale per il biennio 2014-2015[1]. Gli effetti negativi di questo stallo, inoltre, ricadono non solo sul territorio veneziano, ma sull’intera regione dell’Adriatico.

Tutti i porti adriatici – da Bari ad Ancona e Ravenna, da Dubrovnik a Kotor – stanno risentendo dello stallo veneziano: l’Adriatico ha registrato meno 113,5 milioni di euro di spesa diretta totale.

“Secondo tutti gli indicatori, l’Italia si conferma uno dei poli principali della crocieristica a livello globale. Tuttavia è allarmante il rallentamento del settore nel 2014, cresciuto solo dello 0,7% mentre i concorrenti guadagnano terreno e crescono a ritmi molto più veloci. In questo momento pesa molto lo stallo di Venezia. La situazione di incertezza che si protrae ormai da diversi anni sta generando conseguenze pesanti non solo sull’economia veneziana, ma sull’intera regione adriatica. E’ necessario trovare urgentemente una soluzione per le navi da crociera a Venezia. Se lasciassero la città lagunare, ci sarebbe un forte rischio per l’intero Adriatico che potrebbe essere escluso dalle rotte crocieristiche”, ha detto Francesco Galietti, direttore nazionale di CLIA Italia.

“Il turismo crocieristico – ha dichiarato il Vice Presidente di Federturismo Confindustria, Roberto Perocchio –  è una materia strategica d’interesse nazionale con evidenti ricadute positive anche in termini occupazionali. Sono molti gli operatori dell’ospitalità  che possono contare sul traffico crocieristico per determinare una parte del proprio fatturato: hotel, ristoranti, vettori di trasporto pubblico e privato, negozi, musei, terminal aeroportuali e reti ferroviarie. L’impatto economico generato dalle crociere nei singoli territori e città è indubbio: se da un lato genera ricchezza dall’altro comporta un forte afflusso di turisti che si deve saper gestire. Nel caso specifico di Venezia ci auguriamo che ogni scelta sulle modalità di gestione pubblica di questa grande risorsa abbia come priorità la salvaguardia dell’immagine di efficienza turistica che la città si è conquistata negli anni con enormi investimenti”.

Infine, Daniele Capezzone, Presidente della Commissione Finanze della Camera, ha preso posizione contro le proposte di tasse sul turismo: “Con tutto il rispetto  la mia opinione è che le proposte di nuove tasse sui turisti nelle città metropolitane, a maggior ragione nell’anno di Expo e Giubileo, non siano solo una masochistica idea di tasse anti-turismo, ma possano ben essere ribattezzate proposte “Ghino di Tacco”, in ricordo delle imprese del brigante che, dalla posizione di vantaggio di Radicofani, piombava sui viandanti che percorrevano la via Francigena. È questo il modo di concepire il turismo in Italia nel 2015?”.

[1] Per Spesa Diretta Totale si intende la somma delle spese dei crocieristi, dell’equipaggio e delle navi.

 CROCIERE: LO STALLO DI VENEZIA METTE A RISCHIO L’INTERO ADRIATICO

Roma, 25 giugno 2015 - La ricerca di una soluzione per le navi da crociera a Venezia si protrae in uno stato di stallo che dura ormai da alcuni anni. Da tempo in attesa di una decisione, le compagnie crocieristiche hanno deciso, volontariamente e proattivamente, che solo le navi sotto le 96.000 tonnellate possono entrare nel Canale della Giudecca. Secondo i dati di CLIA, l’associazione internazionale delle compagnie crocieristiche, questo prolungato stallo sta comprimendo i benefici economici negli ultimi due anni (2014-2015) non solo per il territorio di Venezia, ma anche per l’intera regione dell’Adriatico. Senza la possibilità di arrivare a Venezia, infatti, le navi da crociera vedrebbero fortemente ridimensionato l’incentivo ad entrare nel mare Adriatico.

In questi due anni, infatti, ben 260 mila crocieristi in meno hanno visitato Venezia e nel 2014 sono state 60 in meno le navi da crociera che hanno toccato la città lagunare. La riduzione dei benefici economici registrata nel biennio 2014-2015 è considerevole: meno 40 milioni di euro in termini di spesa diretta totale, suddivisa in 20,2 milioni di euro di spesa di crocieristi ed equipaggio ed in 20,7 milioni di euro di spesa delle navi. Le spese dirette di crocieristi ed equipaggio si riferiscono a quelle effettuate una volta sbarcati a terra; le spese dirette delle navi sono quelle indirizzate ai servizi portuali, alla fornitura di cibo e bevande e ai vari altri servizi che la nave acquista quando tocca un porto.

Sono tutte spese che rappresentano un beneficio per il territorio – e per le aziende – del porto dove si approda. In questo caso, quindi, ricadono sulle oltre 200 aziende del territorio di Venezia che sono legate al settore crocieristico e che danno impiego a 2150 lavoratori, in 38 settori diversi.

Tanto per i suoi tesori artistici che per la sua posizione, Venezia ha un ruolo chiave per il mare Adriatico, movimentando oltre un terzo dei passeggeri che scelgono di risalirlo lungo le coste italiane e non solo. Lo stallo di Venezia, dunque, coinvolge tutta la regione con ripercussioni negative dirette su Dubrovnik, Corfù, Bari, Ancona e tutte le restanti comunità portuali crocieristiche. I minori benefici economici per l’Adriatico ammontano a 113,5 milioni di euro in termini di spesa diretta totale per il biennio 2014-2015 (78,3 milioni di euro da parte di crocieristi ed equipaggio, 35,2 milioni di euro da parte delle navi), meno quasi 567 mila crocieristi e meno 359 toccate di nave nel 2014.

“E’ interesse di tutto l’Adriatico trovare una soluzione per le navi da crociera a Venezia, che permetta alla città lagunare di continuare ad esercitare il suo status di home port, cioè di porto d’origine. Se lo stallo sulla situazione di incertezza prosegue, la crocieristica va a morire a Venezia e in tutta la regione adriatica”, ha detto Francesco Galietti, direttore nazionale di CLIA Italia.

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