Secondo fonti libiche i quattro italiani “erano rientrati dalla Tunisia in Libia diretti a Mellitah quando sono stati rapiti” e i “servizi di sicurezza locali non sono ancora riusciti ad identificare i sequestratori”.
L’Unità di Crisi si è immediatamente attivata per seguire il caso ed è in contatto costante con le famiglie dei connazionali e con la ditta Bonatti.
Come noto in seguito alla chiusura dell’ambasciata d’Italia in Libia il 15 febbraio, la Farnesina aveva segnalato la situazione di estrema difficoltà del paese invitando tutti i connazionali a lasciare il Paese.
“Stiamo lavorando con l’intelligence” per ottenere maggiori informazioni sugli italiani rapiti in Libia, ha detto il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, precisando che “nella notte abbiamo avvisato la famiglia”. Parlando degli autori del rapimento, Gentiloni ha detto che “è sempre difficile dopo poche ore capire natura e responsabili”, ma si tratta una “zona in cui ci sono dei precedenti e dobbiamo concentrarci per ottenere informazioni sul terreno”.
Mellitah si trova a 60 km da Tripoli ed ospita la stazione di compressione del gas libico, da dove si diparte “Greenstream”, il più grande metanodotto sottomarino in esercizio nel Mediterraneo, sui cui fondali, per una lunghezza di 520 km, si posa fino a raggiungere una profondità che supera i 1.100 metri. Il gasdotto, realizzato nei primi anni del 2000, approda al terminale di Gela, in Sicilia, sulla spiaggia a est della raffineria che l’Eni ha chiuso per riconvertirla a centro di produzione di biocarburanti. Fornisce all’Europa 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno: due miliardi per l’Italia e il resto per gli altri paesi, in prevalenza la Francia.
Greenstream appartiene a una società mista composta da Eni e dall’agenzia petrolifera libica National Oil Corporation (Noc) ed è uno dei due metanodotti che collegano l’Italia al Nordafrica (l’altro è il gasdotto con l’Algeria). Dopo la caduta di Gheddafi, gruppi armati, tribù e bande si contendono il controllo delle fonti energetiche. Dall’inizio del conflitto libico, per due volte l’Eni ha deciso di fermare il gasdotto e fare rientrare il proprio personale in Italia.