Eni: attività giacimento a Goliat riprenderà entro due settimane

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Oslo, 11 settembre 2016 -Secondo quanto riportato da una aenzia di stampa, Eni dovrebbe riprendere l’attività del giacimento Goliat in Norvegia entro un paio di settimane. Ricordiamo che il giacimento è stato chiuso dallo scorso 26 agosto a causa di una interruzione nella fornitura di energia.

Goliat è stato sviluppato attraverso la più grande e sofisticata unità galleggiante di produzione e stoccaggio (FPSO) cilindrica al mondo, costruita con le più avanzate tecnologie per affrontare le sfide tecnico-ambientali legate all’operatività in ambiente artico, e con una capacità di 1 milione di barili di olio. Grazie all’alimentazione elettrica da terra e al concetto operativo “zero discharge” Goliat minimizza anche l’impatto sull’ambiente.

Eni ha avviato la produzione del giacimento di Goliat, situato 85 km a nord ovest di Hammerfest, nella Licenza 229 (PL 229), in una zona priva di ghiacci del Mare di Barents, al largo della Norvegia.

Goliat , il primo giacimento a olio ad entrare in produzione nel Mare di Barents, è stato sviluppato attraverso la più grande e sofisticata unità galleggiante di produzione e stoccaggio cilindrica (FPSO)
al mondo, che ha una capacità di 1 milione di barili di olio e che è stata costruita con le più avanzate tecnologie per affrontare le sfide tecnico- ambientali legate all’operat ività in ambiente Artico.
La produzione giornaliera raggiungerà 100.000 barili di olio al giorno (65.000 barili di olio al giorno in quota Eni). Secondo le stime il giacimento contiene riserve pari a circa 180 milioni di barili di olio.
La produzione avviene attraverso un sistema sottomarino composto da 22 pozzi (17 dei quali già completati), di cui 12 sono pozzi di produzione, 7 serviranno a iniettare l’acqua nel giacimento e tre per iniettare gas. Goliat, inoltre, utilizza le soluzioni tecnologiche più avanzate per minimizzare l’impatto sull’ambiente. Goliat riceve energia elettrica da terra per mezzo di cavi sottomarini, il che permette di ridurre le emissioni di CO2 del 50% rispetto ad altre soluzioni, mentre l’acqua e il gas prodotti sono re-iniettati nel giacimento.

 

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