Libia: dopo i raid di Haftar, paese ‘più instabile’. Italia pronta con un ospedale

generale haftar libia

Tripoli, 15 settembre 2016  – Ha causato divisioni anche all’interno del governo di unità nazionale la presa di controllo di tre terminal petroliferi da parte degli uomini che rispondono al generale Khalifa Haftar. Notizie e dichiarazioni rimbalzate su account social e media libici, il passaggio di mano dei terminal di Sidra, Ras Lanuf e Zuweitina mostrano divisioni e reazioni relativamente caute. Una dichiarazione apparentemente approvata dal primo ministro Serraj ha condannato l’attacco, definendolo un atto che porta instabilità ma ha allo stesso tempo richiamato le due parti ad astenersi da ulteriori azioni armate. Secondo altre dichiarazioni, Haftar starebbe facendo ricorso a forze sudanese e ciadiane; queste forze sarebbero state decisive per costringere alla fuga gli uomini di Ibrahim Jadhran, capo della milizia che fino a qualche giorno fa controllava i tre terminal. Unico punto su cui tutto concordano – tra cui lo stesso Haftar – è che le operazioni di estrazione del greggio devono andare avanti così come le operazioni di commercializzazione dello stesso. Intanto, l’Italia si è detta pronta a scendere in campo in Libia con un ospedale da realizzare a Misurata inviando sul posto 300 unità tra personale medico, addetti alla logistica e uomini che si occuperanno della sicurezza. La conferma è arrivata dal ministro della Difesa, Roberta Pinotti, che intervenendo a Montecitorio dinanzi alle commissioni congiunte Esteri e Difesa di Camera e Senato assieme al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, ha fornito i dettagli dell’intervento. “Una aliquota – ha detto il ministro – sarà composta da 65 tra medici e infermieri, 135 saranno addetti al supporto logistico generale che si occuperà di manutenzione, comunicazioni, gestione amministrativa. Di cento unità sarà invece composta una vera e propria ‘force protection’”. A supporto della missione sarà schierato un velivolo C27-J “per una eventuale evacuazione strategica” e lo stazionamento di una nave che è già “impegnata nel dispositivo di ‘Mare sicuro’ con funzioni di supporto.

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