Roma, 19 luglio 2017 - “Leggiamo con stupore e con profonda preoccupazione la proposta del Segretario Generale della AdSP del Mar Tirreno Settentrionale di scardinare l’attuale impianto della L. 84/94, consentendo alle imprese ex art. 16 della stessa legge di fornire “lavoro a chiamata”. E’ il commento del Segretario Nazionale della Uiltrasporti, Marco Odone, su quanto scrive Massimo Provinciali nell’ultimo numero di Port News, la newsletter della Authority labronica.
“Tali dichiarazioni rievocano i contenuti del decreto concorrenza che già aveva mobilitato tutto il mondo portuale italiano – osserva il Segretario della Uiltrasporti
“Livorno non è nuova ad interventi di “apertura” normativa nei confronti delle imprese ex art 16 come nel caso della circolare 1/2012; certo è che la portualità italiana non può prestare il fianco a tentativi di liberalizzazione delle operazioni portuali specialmente per trovare soluzioni a situazioni locali e contingenti.
“Come ha correttamente richiamato il presidente di Assiterminal, Luca Becce, è stata proprio l’applicazione disomogenea della L. 84/94 a consentire che si innescasse una vera e propria guerra tra poveri, tra porti limitrofi, basata sui costi del lavoro che non ha fatto bene alla portualità italiana, e quindi alla nostra economia, bloccando lo sviluppo e le potenzialità dei nostri scali.
“Non a caso è da anni che come Organizzazioni Sindacali rilanciamo un progetto, per la portualità e la logistica italiane, basato su sistemi ampi e coordinati a livello centrale, con al centro le imprese terminaliste quali attrattrici di traffici e le imprese fornitrici di lavoro temporaneo portuale come elemento di flessibilità per l’intera comunità portuale. Questa idea – continua il sindacalista - è stata correttamente recepita nella recente riforma della governance portuale ed ora stiamo lavorando proprio per rilanciare il lavoro portuale e ridare nuovo impulso al sistema regolato del porto.
“Ai porti italiani, per essere competitivi, serve pianificazione, coordinamento e regolamentazione, non di certo concorrenza selvaggia basata sulla compressione dei costi del lavoro e delle tutele sociali – avverte Odone
“Bisogna guardare alle esperienze virtuose, come quelle maturate in situazioni emergenziali (Taranto e Gioia Tauro) e a quella di Trieste, dove si è puntato sul rilancio del lavoro temporaneo portuale e sugli investimenti.
Se si vuole fare il bene per i nostri porti, occorre quindi mettere da parte gli interessi localistici e le situazioni tampone, traguardando invece un orizzonte più ampio e regolamentato”.