Nuova Delhi, 25 febbraio 2018 - Sono stati resi pubblici l’accordo siglato il 17 febbraio scorso tra India e Iran che hanno posizionato un importantissimo tassello nel mosaico geostrategico che coinvolge gran parte delle potenze mondiali. Durante la visita di Stato del presidente Hassan Rouhani in India, la prima in dieci anni di un capo di Stato iraniano, le parti hanno finalizzato un accordo che affida a New Delhi la gestione di una parte del porto iraniano di Chabahar, nel sud del Paese.
Intorno al polo portuale affacciato sul golfo dell’Oman, a pochi chilometri dallo stretto di Hormuz, si è profuso uno sforzo diplomatico bilaterale lungo ben 15 anni, portato avanti a rilento a causa di sanzioni internazionali comminate all’Iran fino al gennaio 2017 ma finalmente conclusosi con uno dei più grandi successi geopolitici del governo Modi.
La porzione del porto che passerà sotto la gestione dell’autorità portuale indiana, inizialmente per una durata di 18 mesi, permetterà a New Delhi di bypassare in toto il Pakistan, aprendo una nuova rotta di enorme importanza strategica: dall’India, cui fino ad ora i passaggi stradali e marittimi pachistani sono sempre stati negati da Islamabad, le merci passeranno ora via Iran dirette in Afghanistan, nel resto dell’Asia centrale e in Europa, una volta ultimati i collegamenti ferroviari e stradali – sempre ad appannaggio dell’India – che collegheranno Chabahar a Zahedan, verso nord.
Non a caso, nella dichiarazione bilaterale rilasciata dopo la firma dell’accordo, il porto di Chabahar è descritto come un “golden gateway”, un passaggio dorato che spalanca all’India le porte dell’Afghanistan e dell’Asia occidentale.
Stretta nella morsa cinesedella Belt and Road Initiative – la Nuova Via della Seta che collegherà la Cina al resto del continente asiatico attraverso rotte stradali, ferroviarie e marittime sovvenzionate da Pechino -, l’India con Chabahar riguadagna un minimo margine di mobilità commerciale da gestire in autonomia, senza sottostare ai diktat di una presenza cinese sempre più preponderante nell’area. Il fatto che Chabahar disti poco meno di 100 km dal porto pachistano di Gwadar, interamente gestito da Pechino, permette anche valutazioni suggestive sullo scontro ravvicinato tra le due potenze asiatiche. Considerando che l’accordo iraniano, se gestito efficacemente, potrà diventare un solido avamposto in Asia occidentale su cui iniziare a costruire una rete di scambi che New Delhi vorrebbe direttamente attuare una concorrenza alle strategie cinesi.
Si tratta senza ombra di dubbio di un risultato di primissimo piano per il primo ministro Narendra Modi, cui va riconosciuta un’intraprendenza in politica estera – senza precedenti nella storia recente indiana – che ora, col patto iraniano, davvero mette l’India sulla cartina delle superpotenze globali.
In un’altra dimostrazione del cambio di passo della politica estera indiana, durante la visita di Rouhani New Delhi ha affermato con forza la volontà di mantenere gli impegni presi, assieme al resto della comunità internazionale, in seguito alla firma del nuclear deal del 2015, apposta dallo stesso Rouhani di fronte ai principali leader mondiali. Un patto che Donald Trump da mesi minaccia di far saltare, potenzialmente vanificando gli sforzi diplomatici multilaterali che hanno portato a un Iran fuori dall’isolamento internazionale e dopo avere siglato accordi commerciali con piu’ della meta’ del globo terrestre,grandi e piccoli,poveri e ricchi.
Per l’India assumere una posizione così netta a favore dell’Iran segue una tendenza consolidata di ottimi rapporti tra i due Paesi, tenuti in piedi anche quando la repubblica islamica, annoverata tra gli “stati canaglia” per il suo programma nucleare, faticava a trovare partner commerciali oltre i propri confini. New Delhi, per contro, per Tehran ha sempre tenuto aperti i propri canali, in particolare per l’approvvigionamento di petrolio, di cui è il secondo partner commerciale in Iran dopo Pechino.