Gaarad, gennaio 2013 – Dopo quasi 1000 giorni di prigionia, la più lunga finora nella cronaca della pirateria marittima moderna, il 23 dicembre scorso al termine di 2 settimane di un duro assedio, la Puntland Maritime Police Force (PMPF), forza antipirateria somala, è riuscita a liberare in Garaad nella regione somala Mudug, i 22 membri di equipaggio superstiti della MV Iceberg-1, catturata dai pirati somali nel marzo 2010.
La nave cargo, di proprietà della società emirata Azal Shipping and Cargo e battente bandiera panamense, trasportava a largo dello Yemen un carico di materiale elettrico diretto in Gran Bretagna quando fu attaccata e catturata dai pirati, che avanzarono in seguito una richiesta di riscatto di 10 milioni di dollari. Senza copertura assicurativa per il riscatto, gli armatori emirati non si sono fatti scrupolo di abbandonare nave ed equipaggio in balia dei pirati, ignorando gli appelli di aiuto dei familiari dei 24 marittimi membri di equipaggio – 8 yemeniti, 6 indiani, 4 ghaniani, 2 sudanesi, 2 pakistani e 1 filippino.
Nel settembre 2011, abbandonata qualsiasi negoziazione, la nave arrugginita e decrepita viene quindi arenata dai pirati su una remota striscia di costa somala, con l’intento di catturare nuove navi avvalendosi dei loro stessi prigionieri, che ritenevano avessero riserve di diesel nascoste a bordo e parti di motore da poter utilizzare. Come ha raccontato al The Sunday Telegraph dopo la sua liberazione Jewel Ahiable, 33 anni, ingegnere elettrotecnico del Ghana imbarcato sulla Iceberg-1, a questo scopo il Comandante indiano di 27 anni Dhiraj Tiwari fu selvaggiamente picchiato davanti all’equipaggio in lacrime. Poi i pirati lo portarono via, ma i suoi uomini sperano che sia ancora in vita, tenuto in ostaggio da qualche parte.
Riporta il corrispondente del The Telegraph, Nick Meo, che questi uomini per quasi tre anni hanno vissuto tutti insieme in un ristretto spazio di 5 metri quadrati, buio e caldo, con un solo pasto al giorno quasi sempre di riso sporco e acqua dal sapore di petrolio. Nel tentativo disperato di realizzare denaro dal loro crimine, i pirati hanno anche tentato la vendita di organi degli uomini in ostaggio. Nel corso della durissima prigionia messa in atto dai pirati anche allo scopo di condizionare le trattative, il terzo ufficiale si è suicidato, mentre un altro membro di equipaggio ha perso la vista. I pirati a bordo della nave “Bevevano whisky, prendevano droghe e spesso si azzuffavano. Né avevano una direzione sulla conduzione del business. Invece di abbassarla, portarono la richiesta di riscatto a 14 milioni per coprire spese” continua Jewel Ahiable.
Per il forte rischio di perdite, le navi in ostaggio sulle coste somale in genere sono rilasciate dietro il pagamento di riscatto piuttosto che liberate con la forza delle flotte multinazionali antipirateria; ma nel caso della Iceberg-1 l’intervento militare è stato inevitabile. “Era terrificante. Stavo sul pavimento tremante, con i colpi che attraversavano le finestre” ricorda ancora Ahiable “Un membro di equipaggio pakistano è stato colpito ad una gamba. Sono molto grato alla forza somala che ci ha liberato”.
Mohammed Rageh, Ministro antipirateria di Puntland che nel corso dell’operazione ha perso uno dei suoi uomini, addestrato da una società sudafricana privata di sicurezza, ed ucciso tre pirati, ha commentato “Non abbiamo ricevuto alcun aiuto dalla NATO o da navi straniere. Ci sarebbe piaciuto. Eravamo in comunicazione quotidiana con loro e loro costantemente volavano con elicotteri e aerei sulla nave durante l’operazione, dicendo di non avere mandato per venire ed aiutare. Ci sono altre navi detenute dai pirati che vorremmo liberare, ma queste operazioni sono costose e difficili da organizzare. Se avessimo aiuto, potremmo fare molto di più”.
Come riporta l’ICC Commercial Crime Services, dopo quasi tre anni di prigionia, l’equipaggio liberato della MV Iceberg-1 mostrava chiari segni di abuso fisico e malattia. Intanto restano ancora nelle mani dei pirati somali 139 ostaggi, di cui 28 da due anni, e 8 navi. Nonostante le misure di pattugliamento navale internazionale e l’uso di guardie armate private a bordo delle navi commerciali in attraversamento delle acque a rischio che hanno fatto abbassare il numero dei successi degli attacchi pirati, nel 2012 ci sono stati 75 incidenti a largo della Somalia e 14 navi catturate. Secondo IMB Piracy Reporting Centre dal 1 gennaio al 3 dicembre 2012 si sono verificati nel mondo 278 attacchi di pirateria, che hanno messo a segno il sequestro di 27navi.
Ricorda ancora Ahiable prima di ripartire finalmente per il Ghana: “Quando una nave o un aereo erano vicini, soffrivamo molto. Si portavano fuori da noi. Vedevamo spesso navi da guerra e aerei. La NATO deve aver avuto metà delle sue navi fuori della costa somala. Nessuno di loro ci diede aiuto e nessuno di loro ha mai cercato un contatto con noi”.
Giovanna Visco