
Roma, 25 febbraio 2019 – Ancora una volta Confitarma è costretta, suo malgrado, a commentare
comunicati stampa attinenti a singolari proposte contenenti riferimenti che tendono soltanto a creare
confusione ed affrontano con demagogia ed approssimazione il tema dell’ordinamento del lavoro dei
marittimi italiani.
Il recente appello a “copiare” le linee guida britanniche del gennaio 2018 non tiene conto, infatti, che
l’impianto giuslavoristico italiano prevede tutele tra le più avanzate del mondo e, per alcuni aspetti,
superiori anche quelle britanniche, soprattutto in termini di nazionalità degli equipaggi e di regole di acceso
al cabotaggio insulare.
Basti pensare ai diritti e al sistema di tutele di welfare istituiti tramite il CCNL, frutto della negoziazione tra
associazioni armatoriali e organizzazioni sindacali. Inoltre, da sempre Confitarma è impegnata in prima linea
sulle politiche attive del lavoro grazie alle notevoli risorse investite dall’armamento nella formazione con
esempi di eccellenza quali gli ITS.
L’Italia poi è all’interno della catena internazionale europea e nazionale dei controlli sulle condizioni del
lavoro a bordo: un esempio unico nel panorama industriale mondiale che garantisce il rispetto delle
condizioni contrattuali e degli standard previsti dalle Convenzioni internazionali in materia.
Fondamentale anello di questa catena è la nostra Amministrazione, attenta e rigorosissima in tema di
tutela del lavoro a bordo della nostra flotta mercantile che nemmeno indirettamente può essere accusata
di non vigilare.
Quella della bandiera italiana è senza alcun dubbio una success story che ha portato a grandi risultati:
grazie alla legge 30 del 1998 la flotta di bandiera italiana è più che raddoppiata ed è tornata ad essere
competitiva nei traffici internazionali e nel grande cabotaggio dove l’occupazione italiana e comunitaria in
venti anni è aumentata del +140%.
Non solo. La Bandiera italiana, soprattutto grazie alla crescita avvenuta dopo l’istituzione del Registro
Internazionale, oggi si colloca al primo posto nel mondo per numero di marittimi italiani e comunitari
occupati, superando anche flotte molto più consistenti della nostra, come ad esempio la flotta greca, che in
termini di portata ha una capacità 11 volte maggiore di quella italiana.
Una success story che va salvaguardata da attacchi falsi, strumentali e demagogici.
Sono le imprese che creano lavoro. Bisogna tenere bene a mente che se, nonostante la lunga crisi dei
mercati, disponiamo di una flotta italiana ancora in grado di competere sui mari del mondo, lo dobbiamo al
percorso virtuoso che le nostre imprese hanno condotto in questi venti anni con l’Amministrazione, le parti
sociali e l’intero cluster marittimo.
Infine, fa sorridere soltanto immaginare che affideremmo i gioielli della marina mercantile italiana, navi
tecnologicamente avanzate, a “schiavi” sottopagati e sfruttati invece che a professionisti adeguatamente
formati secondo i più elevati standard internazionali.
La nostra lunga storia dimostra invece che i nostri marittimi, le cui competenze sono riconosciute in tutto il
mondo, sono l’asset fondamentale della nostra industria e restano al centro della success story della bandiera italiana.