Roma: la commissaria europea Damanaki,”dalla Blue Economy 1,5 mln di nuovi posti di lavoro in UE”

convegno i lavoratori del mare sono 1 mln e mezzo

Il Ministro Orlando propone una Conferenza sul Mare
Roma, 5 dicembre 2013 – Maria Damanaki, commissaria europea per gli affari marittimi e la pesca, e Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, hanno partecipato all’iniziativa “Una Strategia europea per la Blue Economy, condizioni per la Crescita Blu nel Mediterraneo” organizzata da Federpesca e dalla Federazione del Mare, ospitata a Roma presso la sede di Confitarma assieme al successivo incontro bilaterale.
Corrado Antonini, presidente d’onore della Federazione del Mare, ha aperto i lavori sottolineando che il cluster marittimo italiano, è sempre stato favorevole alla politica di Blue Economy e Blue Growth adottata dall’Unione europea, in un’ottica ‘olistica’ che consideri lo sviluppo di tutte le differenti realtà legate al mare: turismo, ambiente, ricerca, pesca, nautica e, naturalmente, trasporto. Il presidente d’onore della Federazione del Mare ha poi affermato che “La politica europea di sviluppo della Blue Economy deve tenere in debito conto questa complessa realtà, che riguarda peraltro tutti gli stati europei: è in particolare importante che le normative rivolte al settore corrispondano nei modi e nei tempi a quelle adottate a livello internazionale, affinché non si determinino situazioni di minore competitività delle imprese europee che finirebbero per rivelarsi controproducenti”.
“Tutti gli aspetti dell’economia europea sono essenziali per fronteggiare le difficoltà di questa fase di crisi – ha affermato la commissaria Maria Damanaki – e la Blue Economy presenta notevoli opportunità di crescita economica sostenibile nei settori marittimi, sia affermati sia emergenti. Innovazione e dinamicità caratterizzano al meglio questi ambiti dell’economia europea”. Secondo la commissaria Damanaki “La crescita blu deve partire dalle istituzioni e dagli stati membri per arrivare alle regioni e alle piccole e medie imprese: lavorare insieme, per superare le sfide attuali e assicurare un utilizzo produttivo e sostenibile di quanto i nostri mari e le nostre coste offrono. La Blue Economy – ha rilevato la commissaria – potrebbe creare fino a 1,5 milioni di nuovi posti di lavoro, specialmente per i giovani, in Europa entro il 2020”.
“L’Italia può fare molto con i suoi 8.000 Km di coste e le sue tradizioni mediterranee – ha affermato la commissaria Damanaki -Nel corso del 2014, Grecia e Italia si alterneranno alla presidenza dell’Ue e ciò consentirà di lavorare su base annuale per progetti concreti. Per questo – ha concluso Maria Damanaki -sono molto felice che il 2014 sia l’anno del Mediterraneo”.
Luigi Giannini, vicepresidente di Federpesca con delega a internazionalizzazione, filiera ittica e innovazione, ha illustrato rapidamente i comparti che compongono il cluster marittimo italiano, sottolineando il contributo dell’economia del mare per il paese: una produzione annuale pari a 40 miliardi di euro e circa 480.000 addetti tra diretti e indiretti. “La Blue Economy – ha aggiunto il vicepresidente di Federpesca – offre importanti opportunità di azione per la crescita: incoraggiare gli investimenti, garantendo prevedibilità, trasparenza e norme più chiare per contribuire a rafforzare lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili e delle relative reti; valorizzare zone marine protette e agevolare investimenti; accrescere il coordinamento tra le amministrazioni nelle singole regioni, attraverso l’uso di un unico strumento per conciliare lo sviluppo delle attività marittime, ottenendo così maggiore semplicità e costi più contenuti; incrementare la cooperazione transfrontaliera; proteggere l’ambiente, tramite l’individuazione precoce dell’impatto e delle opportunità per un uso polivalente dello spazio; promuovere la ricerca e l’innovazione. E in questo contesto – ha concluso Giannini – il comparto della pesca e dell’acquacoltura riuscirà a trovare risposte chiare e concrete per una sfida importante, che vede le imprese tutte impegnate: occorre però che nel Mediterraneo sia assicurata un’uniformità di regole tra operatori europei e non europei”.
Andrea Orlando, ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, ha voluto sottolineare che bisogna guardare al mare, non solo dal punto di vista della tutela ambientale, ma anche come un bene economico: scambi, numeri e attese di crescita occupazionali lo confermano. Il tema della sostenibilità, deve essere un elemento qualificante per un progetto di sviluppo, quello della Blue economy e della Blue growth strategy, che si basa sulla valorizzazione di tutti i fattori della risorsa mare. Il ministro ha anche ricordato che la strategia di crescita blu si inserisce nel quadro delle politiche dell’Unione Europea volte a incentivare le attività economiche legate al sistema-mare, e a promuovere la crescita sostenibile nel rispetto dell’ambiente marino e della biodiversità. In questo contesto è importante il tema della transizione, cioè il processo di cambiamento che pesa sulle singole imprese e che con idonee politiche industriali devono essere aiutate a sviluppare nuovi modelli produttivi per adeguarsi alle nuove esigenze di sostenibilità. Il ministro Orlando ha concluso il suo intervento lanciando l’idea di una Conferenza nazionale sul mare, di cui l’Italia si fa promotrice anche per lo sviluppo di nuovi sistemi di relazione con i paesi della sponda sud del Mediterraneo.
Guido Milana, europarlamentare membro della Commissione Pesca del Parlamento europeo ha sottolineato l’esigenza che l’Italia si adegui al più presto ai modelli di pianificazione spaziale marittima introdotti ormai da tempo dall’Unione europea, essenziali per ottenere risultati. Inoltre, secondo l’on. Milana, con riferimento alla pesca marittima, è importante guardare alle politiche da attuare in termini dinamici e non di pura conservazione degli stock ittici: guardare al mare non solo come una miniera da cui prelevare ma come a un grande campo da coltivare. Anche secondo lui c’è un urgente problema di governance: le attività marittime in Italia fanno capo a ben 7 ministeri mentre negli altri paesi europei la rilevanza del settore è riconosciuta con enti istituzionali dedicati e quindi in grado di gestire in modo efficiente le diverse attività produttive riferite al Mare.
Sono intervenuti alla successiva tavola rotonda intitolata L’uso sostenibile delle risorse marine, coordinata da Carlo Lombardi, segretario generale della Federazione del Mare: Fabio Trincardi, direttore dell’ISMAR – CNR e responsabile del progetto RITMARE; Raffaele Rinaldi, capo dipartimento Credito dell’ABI; Giuseppe Balzano A.D. Cons.A.R., Consorzio armatori italiani per la ricerca; Pierpaolo Campostrini, membro consiglio del programma congiunto Iniziativa per gli oceani e i mari; Paolo Lotti, direttore generale Assonave; Andrea Garolla di Bard, presidente Giovani Armatori di Confitarma; Enrico Maria Pujia, direttore generale della Navigazione -ministero delle infrastrutture e trasporti; Amm. Osvaldo Brogi, in rappresentanza dello Stato Maggiore Marina Militare; Amm. Felicio Angrisano, comandante generale delle Capitanerie di Porto – Guardia Costiera.

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