“LA FINE DEL DESTRIERO” Verrà completata la demolizione, scompare uno dei simboli più gloriosi della nautica italiana

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La nave destriero voluta dal 1992 dal principe Karim Aga Khan per conquistare l’ambito Nastro Azzurro (il Blue Ribband) non attraverserà più l’oceano Atlantico e non solcherà più i mari con la sua inconfondibile silhouette, infatti la proprietà ha deciso di completarne la demolizione presso il cantiere Lurssen di Bremen in Germania dove giaceva in abbandono da quasi trent’anni dopo essere stata posta in disarmo
Nel 2022 fu l’ente Stati Generali del Patrimonio Italiano presieduto da Ivan Drogo Inglese in collaborazione con la Fondazione Fincantieri guidata dal generale Carlo Magrassi ad organizzare la solenne cerimonia in occasione del trentesimo anniversario dell’impresa del Destriero
Il luogo prescelto non poteva essere altro che il cantiere di Muggiano (La Spezia) dove il Destriero era stato costruito.
In quell’occasione si riunirono i più importanti esponenti della marineria italiana.
“Una cerimonia toccante – ricorda Drogo Inglese – con la partecipazione del presidente di Fincantieri generale Claudio Graziano, del pilota Cesare Fiorio, del sottosegretario Stefania Pucciarelli, del segretario dello Yacht Club Costa Smeralda Edoardo Recchi e naturalmente dei componenti dell’equipaggio e dei loro familiari”.
Dopo la ribalta internazionale ed una prima idea di trasformarla in uno yacht, la nave era finita a Bremen nei cantieri navali Lurseen.
Tirata in secca, privata delle turbine e lasciata esposta agli inesorabili effetti del tempo.
L’alluminio aveva progressivamente ceduto procurando delle grosse falle nello scafo.
Eppure l’amministrazione dell’Aga Khan, in tutti questi anni, ha sempre continuato a pagare regolarmente il costoso stazionamento dell’enorme imbarcazione.
Durante la cerimonia del 2022 Drogo Inglese tentò di esortare il generale Graziano, presidente di Fincantieri, al fine di ipotizzare un interessamento del gruppo per un possibile restauro, arrivando a parlare di “debito d’onore”.
Infatti il Destriero, negli anni ’90, creò i presupposti per la futura navigazione veloce anche per imbarcazioni di grandi dimensioni aprendo la strada ai traghetti e alle navi da crociera veloci che in seguito diventeranno un asset importante nei bilanci di Fincantieri.
Gli Stati Generali lanciarono inoltre un appello a firma di Alberto Scuro, presidente della Commissione Motorismo Storico e dell’Asi Automotoclub Storico Italiano, che suscitò l’interesse di tutto il mondo del motorismo e della nautica storici.
Tutto ciò portò Drogo Inglese ad avviare e tentare una trattativa con la proprietà ed ad un certo punto pareva quasi fatta.
“L’Aga Khan delegò un importante studio legale con il quale ci interfacciammo. La nostra proposta era quella di cedere il bene per un valore simbolico ad una fondazione appositamente costituita. Ma il nodo che non si riuscì a sciogliere era rappresentato soprattutto dagli ingenti costi necessari per trasportare il Destriero da Bremen a La Spezia. Un lungo viaggio che dal cantiere prevedeva di risalire il fiume Weser, giungendo al mare del Nord per poi passare attraverso il canale della Manica ed entrare nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Gibilterra”.
 “L’idea sarebbe stata quella di restaurarlo e sistemarlo nel water front del porto di La Spezia in una zona ben visibile ai crocieristi. Oltretutto a La Spezia l’università di Genova ha il proprio polo didattico sul design navale” spiega Drogo Inglese.
Dalla Camera dei Deputati su iniziativa dell’On. Giovanni Battista Tombolato e di altri trenta parlamentari venne presentata addirittura una interrogazione scritta all’allora ministro dei beni culturali Dario Franceschini, la proposta era quella di vincolare il bene ai sensi della legge 42/2004 (il codice dei beni culturali).
Per lui risponderà il sottosegretario Lucia Borgonzoni “fatelo rientrare in Italia e attenzioneremo la questione”.
Anche nel Governo qualcuno si interessò della vicenda.
Fu Stefania Pucciarelli, all’epoca sottosegretario al Ministero della Difesa e oggi senatrice.
Fu proprio lei a sensibilizzare ripetutamente, senza esito, il colosso Fincantieri.
D’altra parte in costi necessari per il restauro dell’imbarcazione sarebbero stati ingenti.
Drogo Inglese manifesta tutto il suo rammarico “Su un possibile recupero del Destriero mi impegnai moralmente con più persone.
Con Donald Blount, poco prima che morisse, ovvero l’ingegnere americano che progettò lo scafo, con l’amico Paolo Pininfarina, scomparso recentemente, poiché fu proprio la Pininfarina a disegnarne le linee aerodinamiche e anche con Cesare Fiorio che nel tempo è diventato un mio caro amico”.
Con la demolizione del Destriero scompare uno dei simboli più gloriosi della nautica italiana.
La sua resterà dunque la storia di una sfida vinta, di un debito d’onore non onorato e di una promessa mancata.
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