“FORUM RISORSA MARE” AL VIA LA SECONDA EDIZIONE

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AVANZAMENTI SULLE 8 MACRO-ATTIVITA’ DELINEATE CON IL PIANO DEL MARE E FOCUS SU TRE COMPARTI CHIAVE

 

TEHA GROUP PRESENTA LE DIREZIONI STRATEGICHE PER SOSTENERE L’INDUSTRIA ARMATORIALE, VALORIZZARE LE RISORSE SUBACQUEE E LO SVILUPPO DEL TURISMO SOSTENIBILE 

  • Nel 2022, l’Economia del Mare ha contributo al PIL per 180 miliardi di Euro, superando i livelli pre-COVID: un valore che corrisponde all’intero PIL del Veneto o dell’Emilia-Romagna

  • In Europa, il comparto armatoriale italiano è un’eccellenza ma occorre accompagnare la transizione energetica con un modello di governance che punti su semplificazione e accelerazione degli investimenti pubblici abilitanti, garantire una sempre minore frammentazione e sburocratizzazione delle politiche e norme del settore e rispondere con pragmatismo alla carenza di competenze, particolarmente alta nel crocieristico e nella cantieristica

  • In anticipo rispetto all’Europa, l’Italia ha creato il Polo Nazionale della Subacquea: un hub strategico per sviluppare mezzi e competenze ai fini della valorizzazione del mondo subacqueo in modo sostenibile e consapevole

  • Una strategia unitaria per Isole minori e la qualità dei servizi nei porti turistici sono cruciali per spingere sul turismo del mare ma mancano di infrastrutture

Palermo, 25-26 settembre 2024 – Inizia oggi la seconda edizione del Forum Risorsa Mare, realizzato da TEHA Group in collaborazione con il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per approfondire le direzioni da seguire per rafforzare il contributo del mare e degli asset collegati a questa risorsa per lo sviluppo del Paese.

Al 2022, in Italia, secondo il XII Rapporto Nazionale sull’Economia del Mare di Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne – Unioncamere – OsserMare, l’Economia del Mare genera un valore aggiunto diretto di 65 miliardi di Euro. Considerando il moltiplicatore economico di 1,8 il contributo complessivo del settore all’economia arriva a 180 miliardi di Euro. Il 32% del totale nazionale del Valore Aggiunto (21 mld di Euro) è generato nelle 8 Regioni del Sud Italia, con la Sicilia protagonista.

Nella prima edizione, TEHA Group – all’interno delle Direttrici del Piano del Mare – ha identificato 8 macro-aree per valorizzare la Risorsa Mare dal punto di vista ambientale, logistico, economico, puntando su una sempre maggiore convergenza tra le politiche pubbliche e gli investimenti del privato. Oltre al monitoraggio dei progressi di tutte le aree di attività e una review degli asset strategici, d’accordo con il Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare e con i Partner dell’iniziativa, TEHA Group presenta in questa edizione un approfondimento su tre aree cruciali per rafforzare l’attrattività del settore a livello internazionale: industria marittima, subacquea e turismo costiero.

“Il mare è diventato il protagonista nelle politiche del governo Meloni. Non solo come preziosa risorsa economica e come elemento essenziale della natura, ma anche come luogo strategico per la salvaguardia dei confini nazionali e degli equilibri internazionali. La città di Palermo, nella sua nuova struttura portuale, ospiterà la due giorni voluta dalla Presidenza del Consiglio e affidata alla collaudata capacità organizzativa di TEHA Group.” – Nello Musumeci, Ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare.

“Nella prima edizione, insieme al Ministro Nello Musumeci e ai Partner, abbiamo dato vita a una piattaforma in grado di indirizzare gli investimenti pubblici-privati nelle filiere più promettenti dell’Economia del Mare: con oggi il Forum Risorsa Mare diventa un momento annuale di rendicontazione dell’avanzamento delle indicazioni contenute nel Piano del Mare, di stimolo alla collaborazione tra gli operatori del settore e di individuazione di linee di sviluppo strategiche da perseguire. Risorsa Mare è anche un momento per ricordare agli operatori pubblici e privati del settore quanto la collaborazione e la comunicazione contino in un settore così complesso e influenzato da tanti fattori (il cambiamento climatico, i conflitti nel Mediterraneo, la competizione esercitata da altri Paesi industriali come il nostro) che vanno studiati e approcciati all’interno di un quadro unico per il settore. L’industria armatoriale, la subacquea e il turismo costiero sostenibile sono tre dimensioni in cui l’Italia sta dimostrando di poter e voler competere, ma le sfide sono tante e pubblico e privato devono procedere insieme.” – Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti e TEHA Group.

IL VALORE DELLE FILIERE MARITTIME PER IL SISTEMA ITALIA

L’industria armatoriale italiana è al secondo posto in UE-27 per numero di navi, seconda solo a Malta. L’Italia, inoltre, è al primo posto al mondo nel settore dei traghetti davanti a Cina e Giappone. Nel 2023, il comparto ha generato un’occupazione di oltre 111mila lavoratori: un dato comparabile a quello delle più importanti filiere del Made in Italy quali l’automotive (169mila occupati), l’industria calzaturiera (71mila occupati) e la farmaceutica di base (65mila occupati). Tra i settori “eccellenza del Made in Italy” dell’industria marittima spicca anche la cantieristica, che impiega oltre 32.000 occupati, una cifra equiparabile o superiore ad altre filiere del saper fare italiano come l’industria del vetro (35.000 occupati) e motociclistica (18.000 occupati).

Il sottosuolo marino ricopre un ruolo strategico a livello infrastrutturale – per le pipeline energetiche e i cavi che veicolano il 98% del traffico internet globale – e come risorsa naturale, in quanto sede di giacimenti di minerali fondamentali per lo sviluppo industriale e la transizione energetica. Inoltre, la Dimensione Subacquea assume una rilevanza cruciale negli ambiti di difesa e sicurezza. A fine 2023 e in anticipo rispetto all’Europa, l’Italia ha istituito il Polo Nazionale della Subacquea (PNS): un hub dotato di risorse per sviluppare mezzi e competenze per valorizzare questa dimensione. Nel 2024 il PNS ha pubblicato i primi bandi di ricerca, dotati ciascuno di un finanziamento fra i 2,6 e i 3,4 milioni di Euro per promuovere la sovranità tecnologica e la competitività del sistema-Paese nel settore subacqueo, aggregando le eccellenze nazionali pubbliche e private.

L’Italia è il quarto Paese in Europa per superficie costiera sul totale del territorio e il turismo rappresenta la prima “risorsa” della filiera del mare a livello nazionale: 18,5 miliardi di Euro nel 2022, pari al 28,6% del Valore Aggiunto generato dall’Economia del Mare. Contribuisce a questo risultato innanzitutto il crocieristico che, nel 2023, ha visto una crescita del 50% rispetto al 2022 e del 12% rispetto al 2019, con 9 porti italiani nella Top 20 del Mediterraneo. Mentre per il comparto crocieristico – oltre alla sostenibilità – la vera sfida è quella del reclutamento di personale di bordo, in generale, il turismo costiero contribuisce solo all’1,9% del PIL, principalmente a causa di gap infrastrutturali storici, qualità dei servizi ma anche con riferimento alla gestione e alle competenze legislative e fiscali afferenti ai porti turistici. Questi rivestono un’importanza particolare soprattutto per le Isole minori (che sono 67 e per oltre la metà concentrate in Sardegna e Sicilia, per 36 amministrazioni con oltre 200mila residenti), dove fungono anche da porti rifugio e sono operativi tutto l’anno. Differentemente da altri Paesi europei come la Spagna, in Italia le Isole minori hanno una contribuzione alla crescita ancora limitata, e sono molto fragili. Secondo i risultati di un’analisi what-if elaborata da TEHA, se l’Italia si allineasse alla Spagna e alla Grecia con riferimento al numero di turisti costieri e alla relativa spesa media, il contributo del turismo costiero al PIL potrebbe aumentare – rispettivamente – di 0,8 punti percentuali e di 2,5 punti percentuali, con il Valore Aggiunto generato che potrebbe aumentare del 42% in caso di allineamento alla Spagna e del 133% in caso di allineamento alla Grecia.

LE PRINCIPALI SFIDE E LE PROPOSTE DI TEHA GROUP

Le filiere al centro della seconda edizione del Forum Risorsa Mare fungono da volano per posizionare il nostro Paese come attore primario, a livello europeo e internazionale, nell’Economia del Mare. Tuttavia, permangono delle complessità che rallentano il consolidamento della leadership italiana in tutte e tre le aree di analisi e che devono essere affrontate al più presto.

Procedure più veloci, revisione del PNRR, approccio olistico alla normativa ambientale e Academy del Mare: tre leve per sostenere la competitività dell’industria armatoriale

Per stimolare una maggiore competitività dell’industria marittima Made In Italy, TEHA individua tra le azioni necessarie un’accelerazione nel percorso di semplificazione amministrativa (già avviata con il DDL Malan che interviene in parte anche in un ammodernamento) del Registro Navale nazionale.

L’industria marittima è inoltre fortemente impattata dai target di decarbonizzazione ed elettrificazione delle flotte. In Europa le navi a GNL – combustibile a ridotte emissioni – sono in crescita mentre l’Italia è in ritardo a causa di carenze nelle infrastrutture di stoccaggio. È necessario, quindi, accelerare il percorso di infrastrutturazione dei porti affinché gli investimenti privati per l’elettrificazione delle flotte possano determinare cambiamenti significativi nel raggiungimento dei target di sostenibilità. A tal fine, il PNRR destina 500 milioni di Euro al rinnovo sostenibile delle flotte entro il 2026, ma ad oggi solo 186 milioni sono stati assegnati e, di questi, solo 49 milioni spesi). Ciò si deve principalmente a diverse criticità del bando, considerato «limitativo» in quanto circoscritto a cantieri navali e progetti previsti solo ed esclusivamente nei Paesi UE con un potenziale «svantaggio di costo» rispetto ai cantieri extra-UE. Inoltre, i tempi di realizzazione degli interventi sono considerati troppo ambiziosi e sono escluse le navi da crociera e quelle impiegate su rotte che prevedono la toccata di un solo porto europeo, circoscrivendo dunque il perimetro del bando. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (responsabile della misura) sta lavorando in questi mesi a una revisione della progettualità del PNRR.

L’assunzione di marittimi e la creazione di una adeguata massa critica di lavoratori per sostenere la competitività e operatività di settori come quello della cantieristica navale e della crocieristica, è la sfida da vincere nel breve termine. L’accesso e l’attrattività ai cosiddetti «mestieri del mare» deve entrare nel dibattito di collaborazione più stretta tra pubblico e privato, ottimizzando le risorse economiche a disposizione, ad oggi limitate. Per invertire questo trend bisogna agire sulla formazione dei lavoratori con competenze dedicate attraverso un’Academy dei Mestieri del Mare e coinvolgendo gli Istituti Tecnici Superiori e gli Istituti Nautici in progetti di upskilling e reskilling di forza lavoro. A tal fine, occorre evidenziare come il Governo stia già cercando di mitigare gli effetti negativi derivanti dalla contingente carenza di marittimi, avendo istituito – con il DL Lavoro n.48/2023 – un Fondo per la formazione iniziale del personale impiegato sulle navi con una dotazione di 7 milioni di Euro nel periodo 2023-2026.

Il primato italiano per la valorizzazione delle risorse del sottosuolo del Mediterraneo

Per valorizzare l’obiettivo e il contributo del Polo Nazionale della Subacquea, è necessario rafforzare l’hub con ulteriori risorse e competenze, sviluppando una specifica supply chain nazionale e attraendo investimenti privati, anche e soprattutto proponendo una legislazione uniformata per i diversi settori (es. energia, turismo, sfruttamento minerario, infrastrutture militari, ecc.) che operano nella Dimensione Subacquea. Attraverso la creazione del Polo Nazionale, infatti, l’Italia deve essere in grado di cogliere le opportunità del dominio “underwater”, che a livello globale si stima possa valere fino a oltre 400 miliardi di Euro nel decennio 2024-2034.

Permangono carenze strutturali storiche ma Isole minori e porti turistici sono cruciali per lo sviluppo del turismo costiero sostenibile

Una maggiore valorizzazione del turismo costiero in Italia passa dall’allineamento delle normative nazionali a quelle europee (ad esempio, la Direttiva Bolkestein in Italia non viene applicata solo alle concessioni balneari ma anche a quelle turistiche, nonostante sia la Corte di Giustizia UE sia la Direttiva lo escludano esplicitamente), da una migliore ripartizione delle competenze decisionali tra Regioni e Comuni, da una maggiore uniformità fiscale all’interno del Paese e dalla migliore definizione dei canoni concessori.

Infatti, la quasi totalità dei porti turistici in Italia è gestita dai Comuni, che però mancano delle competenze tecniche e degli strumenti necessari per gestire efficacemente il demanio marittimo.

In questo contesto, le Isole minori rappresentano uno strumento per spingere la crescita del settore, che può posizionarsi su valori economici più elevati e avvicinarsi alle best practice europee come Grecia e Spagna.

Tuttavia, nonostante il turismo costiero giochi un ruolo particolarmente rilevante nel percorso di rilancio del modello di sviluppo in chiave sostenibile delle Isole minori, quest’ultime scontano oggi carenze nella quantità e qualità di servizi essenziali e si connotano come «territori fragili» maggiormente esposti ai rischi dei cambiamenti climatici.

A tal fine, in Italia sono in corso diverse iniziative a sostegno delle Isole minori, per un’allocazione totale di oltre 300 milioni di Euro, dirette a sostenere la sicurezza dei territori, accrescere la loro sostenibilità e renderle autonome dal punto di vista dei bisogni energetici e di connettività.

Infine, oltre al completamento delle principali opere infrastrutturali, le Isole minori necessitano oggi di un Piano strategico di sviluppo del turismo costiero al fine di sostenerne lo sviluppo economico, limitando l’impatto negativo dell’over tourism, particolarmente problematico a causa della forte stagionalità dei flussi e della fragilità del territorio.

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