A presentare il libro l’avv Guglielmo Grieco Segretario Sezione salernitana Associazione per il Meridionalismo Democratico
Napoli, 20 giugno 2016 – Il prossimo 24 giugno, alle ore 19,00 presso il “Coffee Brain” a Portici, si ritorna a parlare di storia del diritto marittimo attraverso la presentazione del libro dell’avvocato Alfonso Mignone “Nuovi studi sulla Tabula de Amalpha” (Editore Il Frangente). Si farà un tuffo indietro nel tempo tra bussole e galee amalfitane, fondachi e contrattazioni commerciali degli amalfitani, abilissimi e scaltri mercanti che non disdegnarono di affrontare i pericoli del mare per trattare i loro affari. La Tabula de Amalpha rappresentò senza alcun dubbio una pietra miliare nella storia del diritto marittimo e un’autorevole guida per la regolamentazione dei traffici nel bacino del Mediterraneo, per l’apposizione di clausole applicate ai contratti, nonché per la risoluzione delle controversie marittime nei secoli a venire. La sua importanza storica è da attribuirsi al contributo che essa diede alla formazione di una legislazione marittima uniforme in tutti gli Stati rivieraschi, sia cristiani che musulmani. L’antico testo consuetudinario non costituisce un “codice” nel senso letterale del termine, bensì una raccolta di usi marittimi risalenti al diritto commerciale greco e romano. Tali usi dettavano tutto ciò che riguardava e interessava la navigazione: le controversie, il prezzo dei noli, gli obblighi del capitano e dei marinai, l’indennizzo in caso di perdita della merce, i cambi marittimi, la compartecipazione agli utili, i compensi dei rischi di mare, le avarie, l’armamento, l’abbandono del bastimento e delle merci in caso di pericolo e formava parte integrante dell’ordinamento giuridico dell’antica Repubblica Marinara. Gli studi del Mignone conducono ad azzardare l’ipotesi di una derivazione medioevale del diritto marittimo di Common Law in quanto, a differenza delle moderne codificazioni del settore, si offrono risposte concrete alla casistica del tempo per soddisfare le immediate esigenze della societas maris, in cui commenda e colonna risultavano gli istituti cardine attraverso i quali veniva organizzata l’impresa di navigazione. Dunque, secondo l’Autore, anche il testo amalfitano presenta una più stretta attinenza con i moderni clausolari marittimi, sviluppati su iniziativa degli operatori del settore, piuttosto che con il Codice della Navigazione. Quello della Tabula, coevo agli Statuti Marittimi delle altre Repubbliche Marinare e del Consolato del Mare di Barcellona, divenne “diritto vivente”, applicato nei tribunali e nelle curie durante la successiva dominazione normanna e successivamente anche nel Regno di Napoli. Inoltre, il testo è menzionato dal giurista procidano Michele De Jorio nella stesura del Codice Marittimo commissionato da Ferdinando I di Borbone e che non andò mai in vigore.