Assemblea Confitarma: a rischio l’economia marittima di bandiera

tavolo confitarma settembre 2

 

Roma – Se il numero di pagine dedicato ad un argomento di una relazione sono il segnale principale delle priorità, allora si può affermare con certezza che la condizione sine qua non di Confitarma, in questo anno di rinnovata ed incalzante crisi, è il Registro internazionale. Infatti all’Assemblea annuale della Confederazione Italiana Ar­matori, partecipata dal Ministro Matteoli e dal Sottosegretario del Consiglio Letta, il Presidente Paolo D’Amico ha relazionato circa 4 pagine, su 12 totali, sulla questione. Come ribadito da D’Amico, il Registro internazionale, nato nel 1998, è l’architrave di tutto il settore, perché, con l’abbattimento del costo del lavoro e della fiscalità di impresa, ha consentito alla bandiera italiana di recuperare la competitività, che soprattutto nei traffici internazionali era da molto tempo in forte trend negativo, salvaguardando circa 38mila marittimi italiani a bordo e a terra, oggi, grazie a questa misura, arrivati a circa 60mila unità e a 110mi­la di indotto. In questi anni di Registro internazionale la flotta italiana mercantile è passata da 8,5 a 18 milioni di tonnellate, con un investimento in nuove navi di oltre 35 miliardi di euro, posizionandosi all’un­dicesimo posto nella graduatoria mondiale ed al quarto in quella europea, dopo Grecia, Malta e Cipro, con una ricaduta su tutto il complesso di attività di contorno alle navi che rende al paese oltre il 2,5% di PIL ed un dato occupazionale di quasi mezzo milione di addetti. Due primati riassumono le eccellenze che gli armatori italiani hanno raggiunto in questi 13 anni: al primo posto della graduatoria mondiale nel comparto delle navi traghetto con una quota di distacco assoluto rispetto alla concorrenza del 13% pari a 1,200mil di dwt e al primo posto in Europa per il settore crociere, animato da Costa Crociere che ha anche costruito ben 10 unità nei cantieri italiani di Fincantieri.

Ma su questi importanti risultati ora si aggira lo spettro dei tagli lineari dei regimi fiscali agevolati, che nel caso dell’armamento non sarebbero tradotti in recupero di risorse ma in immediato allontanamento delle navi dalla bandiera nazionale, seguito già nel breve periodo dalla delocalizzazione dell’industria armatoriale in altri paesi europei o esteri, con drammatiche conseguenza occupazionali. Il Registro internazionale in sinergia con la tonnage tax sono strumenti di sviluppo e Confitarma è favorevole al “tagliando al sistema industriale” di Tremonti per la verifica dell’efficacia di quel che è messo in campo per sostenere lo sviluppo, ma è anche pronta a studiare con i decisori possibili rivisitazioni normative di maggiore elasticità operativa che introducono la deregulation del settore, nella cui eventualità, Confitarma sin da ora respinge le responsabilità sulle ripercussioni negative che ne deriverebbero sull’occupazione e sugli investimenti – come ha ricordato a margine dell’assemblea il Presidente D’Amico, “la liberalizzazione non è sempre giusta né porta sempre all’abbattimento dei costi” – contraddicendo la volontà di avviamento di politiche di crescita del sistema industriale per la necessaria messa in moto dell’economia nazionale.

UNITA è stato lo slogan di questa assemblea che cade nel Centenario, acronimo per gli armatori privati italiani di Uomini, Navi, Innovazione, Tradizione, Adde­stramento, cioè di fatti realizzati in questi anni dal settore, non parole. Su questa concretezza chiedono di essere valutati dai decisori, prima che quest’ultimi prendano decisioni distruttive di un comparto così vitale per l’industria italiana e per il nostro PIL.

Giovanna Visco

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