Mediterraneo, 30 agosto 2016 – La Marina libica ha ammesso di aver preso parte ad un confronto con la “Bourbon Argos” in acque internazionali al largo delle coste della Libia, dopo giorni di speculazioni su chi avesse sparato su una nave adibita a soccorso marittimo e con una ciurma di medici e personale non militare. Un portavoce della marina ha affermato che le forze libiche si erano avvicinati alla barca di salvataggio, noleggiata dal gruppo umanitario Medici Senza Frontiere (MSF), dopo che il suo equipaggio avrebbe rifiutato di identificarsi. Ma la marina ha negato di aver sparato direttamente alla barca di MSF, e ha sostenuto di non essere saliti a bordo della barca stessa. “Un pattugliatore della guardia costiera libica era a circa 25 miglia al largo. Ha individuato una nave non identificata a cui fu dato l’ordine di fermarsi, ma [la nave] non ha rispettato. Abbiamo sparato cinque colpi di avvertimento. Non abbiamo assaltoto la nave, siamo categorici [ al riguardo].E la pattuglia ha quindi fatto rotta verso la costa. Abbiamo informato gli operatori della Operazione Sophia “- un’operazione navale dell’Unione europea in base al largo delle coste della Libia -” e di questo incidente abbiamo aperto un’inchiesta. Noi siamo la guardia costiera libica e la nave dovrebbe fermarsi e identificarsi”.
Di diverso avviso invece MDF:”Le affermazioni della marina libica sono in contrasto con il rapportodi MSF. Il gruppo di aiuto ha detto che gli aggressori hanno sparato almeno 13 proiettili direttamente sullo scafo, alcuni dei quali hanno colpito il ponte della nave, e la sala di controllo. MSF ha anche detto che gli aggressori sono saliti a bordo della barca per circa 50 minuti. Le richieste sono state ulteriormente complicate dal fatto che i “Bourbon Argos” ha lavorato apertamente in acque internazionali al largo della costa libica per oltre un anno, salvando decine di migliaia di richiedenti asilo. Le sue attività sono da tempo noti alle autorità libiche, la nave è chiaramente marchiato con il logo di MSF, e la sua identità è visibile con il sistema di identificazione automatica (AIS) a cui tutte le navi e le autorità navali hanno accesso”.