Un percorso che, partendo dal mito del viaggio per mare, esplora il ruolo centrale dell’ingegneria navale e delle tecniche di navigazione. Opere fotografiche, studi, mappe e luoghi della terra diventano il fulcro di un’opera in itinere che si concretizzerà in una serie di fotografie d’arte e in un libro. E per l’occasione, i cantieri di Azimut Yachts si sono aperti allo sguardo dell’artista.
Torino, 4 novembre 2016 – Azimut Yachts, brand del Gruppo Azimut|Benetti sinonimo di design ed eccellenza Made in Italy, ha presentato ieri 3 novembre, nella cornice di Artissima 2016, il nuovo progetto dell’artista e fotografo Francesco Jodice: “The Voyage”.
Al centro di tutto, il mito del viaggio per mare, che costituisce uno dei nuclei più profondi attraverso cui la civiltà occidentale da sempre ha narrato il senso della vita, a partire dalla letteratura epica – dal viaggio di Ulisse alla mitica impresa degli Argonauti – per arrivare ai resoconti delle grandi esplorazioni dell’Età Moderna. Nel navigare e nel viaggiare confluiscono non solo la ricerca della verità, la voglia di sfidare i limiti, il desiderio di acquisire conoscenza ed esperienza, ma anche il gusto stesso e il piacere di meravigliarsi e lasciarsi stupire dal paesaggio e dal nuovo.
Il progetto “The Voyage”, che coinvolge Azimut Yachts e i suoi cantieri e che si svolgerà nell’arco di un triennio, ricostruisce e interpreta gli stati d’animo che accompagnano il viaggio per mare, analizzando le tecniche di navigazione attraverso una serie di libri di celebri navigatori del passato. Il progetto si concretizzerà in una serie di opere fotografiche e in un libro d’artista.
L’idea di partenza è di rappresentare tre diversi aspetti dell’andare per mare: (i) l’invenzione, la tecnica, l’estro umano che da sempre hanno accompagnato la costruzione navale, (ii) l’approdo, come luogo di scambi e culture diverse, (iii) il senso del perdersi a guardare, della meraviglia e della scoperta del viaggio verso nuove terre.
Al centro di questo percorso, naturalmente, ci sono il mare, i porti e le imbarcazioni. L’ingegneria navale e il suo ruolo nella storia delle esplorazioni diventano centralinel progetto. Di qui il punto di
incontro tra Jodice e i cantieri di Azimut Yachts, che si sono “aperti” all’obiettivo del fotografo per lasciarsi “catturare” dallo sguardo dell’artista.
Giovanna Vitelli, Vice Presidente del Gruppo Azimut Benetti commenta: “un progetto che ci appassiona e ci coinvolge profondamente. La ricerca, l’innovazione tecnologica e l’utilizzo dei materiali sono da sempre nel nostro codice genetico. Nelle nostre barche cerchiamo una sintesi perfetta di esperienza, innovazione e design, tecnologia e tradizione, estetica e funzionalità. Strumenti per vivere l’emozione della libertà, della scoperta e del viaggio che da sempre affascina l’uomo. Per questo ci siamo immediatamente riconosciuti con l’espressione artistica di Francesco Jodice e con questo progetto d’arte così affine alle nostre corde”.
A monte dell’intero progetto, si ritrovano le suggestioni di alcune celebri “scoperte” compiute dai grandi esploratori – da Charles Darwin a Sir Francis Drake, da Joseph Conrad a Cristoforo Colombo – accompagnate dallo studio di antiche mappe e dalla lettura dei resoconti di viaggio. L’obiettivo dell’artista è ritrarre un percorso di viaggio e di esplorazione con l’occhio di chi naviga, esplora e riprende la terra dal mare, con uno spirito di rinnovata ‘sorpresa’. Il tutto in piena rispondenza con la propria filosofia artistica: la ricerca creativa di Jodice, infatti, da sempre mira alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica, proponendo la pratica artistica come poetica civile.
“Nel suo libro/diario The Voyage of the Beagle – spiega Francesco Jodice – Charles Darwin ci rende partecipi di una malinconia profonda: è il 1835 siamo verso la fine del viaggio quinquennale intorno al mondo e Darwin riflette sul secolo di circumnavigazioni, scoperte, mappature, e comprende che presto non ci sarà “più nulla da vedere per la prima volta”. Il principio del mio progetto è la riscoperta di questo senso dell’epifania dovuta all’approdo nella consapevolezza di avvicinarmi ad una “linea di confine” tra terra e mare definitivamente alterata dai segni e dalle semiotiche di quasi duecento anni di antropizzazioni”.