Bari, 27 aprile 2016 – Pierfrancesco Vago, Chairman di CLIA Europe, l’organizzazione internazionale delle compagnie da crociera, è intervenuto oggi ad una tavola rotonda sull’economia portuale durante il 1° Forum Nazionale sulla Portualità e la Logistica, in corso presso il Terminal Crociere del Porto di Bari.
Riportiamo di seguito ampie parti del suo intervento.
L’impatto economico della crocieristica in Italia
- “Il nostro Paese, l’Italia, è allo stesso tempo una delle destinazioni più ambite, un’importante mercato di provenienza dei crocieristi e un Paese leader mondiale nella costruzione di navi. Non a caso, quindi, in Italia il nostro settore gode di grande popolarità: gli italiani sanno bene che la crocieristica è una potente fonte di impiego e che il settore crocieristico apporta benefici enormi all’economia italiana anche in fasi di grave difficoltà”.
- “L’economia italiana è effettivamente quella che, in Europa, più beneficia dalla crocieristica con oltre 4,6 miliardi di euro di impatto economico diretto in un anno e oltre 102 mila unità di lavoro a vario titolo coinvolte dal comparto (pari a quasi un terzo del totale europeo)”.
- “Detto questo siamo di fronte ad una battuta di arresto del settore: Nel 2015 il mercato crocieristico italiano, che comunque si è collocato al terzo posto in Europa con 810.000 crocieristi, dopo la Germania (1.813.000) e il Regno Unito e Irlanda (1.789.000), ha registrato un calo nel numero di passeggeri italiani del 4% rispetto al 2014. Mentre gli altri mercati crescono: Germania +2,4%, Regno Unito e Irlanda +8,8%, Francia +3,6%. A guardarci dentro con attenzione, oggi questo gap ci preoccupa, ma soprattutto proietta alcuni dubbi sulla capacità dell’Italia di svilupparsi alla stregua di altri paesi europei simili nelle caratteristiche economiche e sociali”.
Le sfide per il settore e l’importanza della riforma portuale
- “Se da un lato questi dati confermano la strategicità del settore crocieristico in Italia, che funge da volano per turismo, cultura, cantieristica e, in generale, per la ripresa economica del Paese, dall’altro rappresentano un campanello d’allarme per il settore, per tutto l’indotto che vi ruota intorno e infine per quelle stesse istituzioni responsabili del benessere economico dell’Italia”.
- “Ci sono alcuni ostacoli che frenano lo sviluppo del settore e che vanno affrontati con urgenza. La cosa forse non sorprenderà nessuno, ma l’ostacolo che indubbiamente pesa di più sulla crescita italiana è duplice: infrastrutturale e regolatorio. Proprio per questo, al Ministro Delrio e alla sua squadra non può che andare un “grazie” da parte nostra, poiché ha saputo sfidare inerzia e resistenze e superare la forte volatilità che caratterizza sia la politica italiana sia, con una intensità se possibile anche maggiore, il mondo delle infrastrutture e dei trasporti.Dopo venti anni e fiumi di inchiostro spesi a discutere della riforma, eccola prendere corpo e colorarsi di sostanza. Finalmente!”
- “La riforma portuale è un segnale incoraggiante, che fa ben sperare anche per il futuro prossimo. Come CLIA siamo infatti consapevoli dell’importante fase di cambiamento che sta per investire l’intera architettura costituzionale. È un vero e proprio cambio di paradigma nella parte che interessa trasporti e infrastrutture. Per questo abbiamo seguito l’iter parlamentare della riforma costituzionale del Titolo V con grande attenzione, e ci prepariamo a seguire con altrettanta attenzione il referendum autunnale”
- “Ovviamente non vogliamo in alcun modo che si determinino involontarie tensioni tra Amministrazioni centrali e Regioni. A farne le spese sarebbero ancora una volta le nostre infrastrutture. E, poiché stamattina abbiamo avuto in apertura il saluto del governatore Emiliano, ci teniamo a rassicurare le regioni: anche se passa la riforma del Titolo V, il nostro settore avrà sempre le àncore ben piantate nelle comunità locali, senza le quali il nostro lavoro non sarebbe immaginabile”.
Gli aspetti più significativi della riforma portuale
- “Fatta questa doverosa premessa, ci sono alcuni aspetti della riforma che a mio avviso sono particolarmente degni di nota. Il metodo, prima di tutto. Perché di metodo è giusto parlare, visto che c’è una strategia d’insieme, declinata nel Piano Strategico Nazionale della Portualità, nella Legge Madia e nella decretazione che ne discende. La strategia è imperniata su una decina di obiettivi prioritari per il mondo dello shipping. Presupposto inevitabile di questi obiettivi è a sua volta il fatto che il traffico passeggeri in Italia è particolarmente marcato, con una quota vicina al 20% del traffico complessivo europeo, seconda solo alla Grecia, e che l’Italia detiene a sua volta un primato nel traffico crocieristico europeo.
- La semplificazione. Il Ministero coglie nel segno: la crocieristica non può che apprezzare la filosofia del “meno autorità portuali, più interlocutori unici”. Soprattutto se saprà tradursi in un alleggerimento di tempi e risorse – e questo lo capiremo molto presto.
- La certezza e la programmabilità. Se c’è un aspetto caratteristico del cruising è che si basa sulla programmazione delle rotte, delle navi e delle risorse da allocare che ha bisogno di avvenire dai due ai tre anni prima della partenza delle navi stesse con i loro passeggeri. Ma proprio su questo aspetto si registrano pericolose asimmetrie. Noi, le compagnie, abbiamo la necessità di programmare con largo anticipo perché questo è quanto ci chiedono i consumatori, ma spesso le autorità portuali provano a introdurre diritti autonomi, prelievi, “variazioni in corso d’opera” che minano la certezza del diritto e rischiano di aumentare l’alea. Serve una migliore pianificazione dei porti, per i porti. La riforma lo riconosce piuttosto esplicitamente, tanto che l’obiettivo 8 del Piano Strategico Nazionale della Portualità è proprio la creazione di un sistema bilanciato di allocazione delle risorse generate all’interno dei porti.
- La rappresentanza, infine. Quale rappresentanza avrà davvero la crocieristica negli organismi portuali? Per anni noi di CLIA, abbiamo temuto di ritrovarci ancora una volta scorrere la vecchia pellicola dei comitati portuali, dove la crocieristica non ha quasi cittadinanza – o meglio, ha cittadinanza indiretta – e non ne è riconosciuta la specificità. La riforma sgombra il campo da equivoci: la crocieristica siede nei tavoli di partenariato previsti dalla riforma, ideati con l’intento di consentire un confronto tra le diverse componenti che animano l’ecosistema portuale. Ebbene, CLIA è la casa della crocieristica. Rappresentiamo tutte le bandiere, siamo specializzati sul segmento cruising. La nostra è una visione profonda e consapevole dello spazio specifico occupato dalla crocieristica, che siamo contenti di condividere con le istituzioni. Anzi, a dirla proprio tutta, siamo contenti di poter sedere negli organismi di partenariato locali, cioè nei vari porti”.