Brasile – Italia Cooperazione Portuale e Integrazione Logistica

Brasile e crociere

Nel 2010 i porti brasiliani hanno registrato 1.100.000 crocieristi. È un mercato in netta crescita ed in prospettiva della Coppa del Mondo che si disputerà in Brasile nel 2014, sono stati avviati lavori per $481 mil di investimenti in 7 porti (Rio de Janero, Santos, Recife, Salvador, Natal, Fortaleza, Manaus), sia nuove costruzioni che per lavori di ampliamento ed ammodernamento dei terminal passeggeri, che saranno completati entro il 2013.

 

Roma. E’ stata una forte azione di marketing territoriale sulle opportunità di investimento nella logistica il seminario, presso Palazzo Pamphili sede romana dell’ambasciata guidata da José Viegas Filho, “Brasile – Italia. Cooperazione portuale e integrazione logistica” organizzato con il Ministero delle Relazioni Estere ed il Governo Federale brasiliani e la collaborazione di ANTAQ, SEP e di Confitarma, Assonave ed Assoporti.

I massimi vertici politici e amministrativi della portualità brasiliana, tra cui il Ministro dei porti Leonidas Cristino, hanno fornito ad una platea molto folta, dati e riferimenti normativi sui 27 Stati che compongono il Brasile, un’estensione geografica di oltre 8.500.000 di km2 e 8500 km di costa attraverso cui passa il 95% commercio internazionale dell’intero paese.

Nel 2010 la portualità brasiliana è cresciuta del 14% rispetto al 2009, movimentando oltre 830 milioni di tonnellate di merci del valore complessivo di $ 300 mil. La capacità e l’efficienza delle infrastrutture portuali vincolano fortemente il processo di sviluppo economico del paese, soprattutto delle esportazioni, ed il governo federale del Presidente Lula da Silva entro il 2022 si è dato l’obiettivo di portare la movimentazione portuale delle merci a 1,7 miliardi di tonnellate. In quest’ottica, nel 2007 il dipartimento è stato trasformato in Ministero dei porti – SEP Secretaria de Portos – ed annesso direttamente alla struttura della Presidenza della Repubblica.

In totale il Brasile conta 37 porti pubblici, di cui 18 dei 34 marittimi, direttamente controllati dal governo federale, attraverso società miste di cui è azionista di maggioranza, e 129 terminal di uso privato – che nel 2010 hanno movimentato oltre i 2/3 del totale delle merci dei porti – ad uso esclusivo della produzione verticalizzata degli impianti produttivi o estrattivi di singole imprese o di consorzi.

L’insieme di questo sistema è regolato ed armonizzato dall’Agenzia nazionale dei Trasporti Acquaviari (ANTAQ), che sovrintende al PND (National Ports and Waterway Dredging Program), un programma di $730 mil di opere pubbliche per l’approfondimento e l’allargamento dei canali di accesso dei 18 porti principali. L’agenzia ha anche elaborato un Piano generale delle concessioni (PGO), che identifica 45 aree destinate a specifiche tipologie di merce in 19 porti su cui attrarre gli investimenti privati.

Il Ministero sta anche approntando il Piano Nazionale Logistico dei Porti (PNLP – National Port Logistics Plan) con un orizzonte temporale di 5, 10 e 20 anni, per l’incremento di movimentazione e stoccaggio merci, per il miglioramento dell’efficienza del management portuale e per la definizione di responsabilità e ruoli istituzionali dei diversi soggetti.

Obiettivo sia delle politiche centrali che dei singoli porti è l’abbattimento dei principali colli di bottiglia all’espansione del flusso commerciale, che nel 2010 è cresciuto del 37%, promuovendo misure che, oltre a migliorare ed adeguare le infrastrutture, riducano il congestionamento delle banchine e i tempi e i costi complessivi di scalo delle navi, integrate da pianificazioni ambientalmente sostenibili mirate allo sviluppo del trasporto interno delle merci attraverso la rete ferroviaria, il cabotaggio marittimo a corto raggio e l’utilizzo dei 44.000 km di vie fluviali brasiliane potenzialmente navigabili, per abbassare entro il 2025 la quota del trasporto su gomma al 30%, attualmente intorno al 60%.

Il grande attivismo brasiliano è stato ripreso anche dal Presidente di Confitarma Paolo D’amico, che intervenendo al seminario, ha sottolineato che “il porto è il punto di interconnessione tra produzione e consumo” e l’attenzione che il Brasile dedica al proprio sistema portuale dovrebbe essere di esempio all’Italia, dove da anni che si sta lavorando ad una riforma amministrativa e finanziaria, ma “i porti sanno più di chiunque altro di quello di cui hanno bisogno”. Il Brasile è il 4° partner commerciale italiano, ma è ancora irrisolta la questione sulle tasse del faro (tasse di ancoraggio) che le navi di bandiera italiana devono versare ai porti brasiliani. D’Amico si è auspicato che gli incontri attualmente in corso arrivino ad una soluzione a breve che equipari agli altri paesi europei il trattamento riservato alle navi italiane.

A seguire l’intervento del Segre­tario Generale di Assoporti, Paolo Ferrandino, che ha sottolineato come la prossimità geografica dei porti italiani ai mercati dell’Europa orientale sia di interesse commerciale anche del Brasile, con il quale l’Italia attualmente ha 11 linee regolari di collegamento.

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