Confindustria lancia la sfida del marmo di Carrara: crescita condivisa per rilanciare un brand del made in Italy

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Carrara, 11 luglio 2017 – Marmo di Carrara. Si volta pagina. Non perché oggi viene presentato un bilancio sociale o di responsabilità, ma perché questo bilancio segna un punto di svolta nelle scelte e nella filosofia operativa del distretto produttivo che vanta uno dei prodotti più ineguagliabili del made in Italy, ma denuncia uno scollamento e incomprensioni crescenti con il territorio e le comunità nei quali questo prodotto ha origine.

Nasce da questa considerazione il progetto di rilancio lanciato da Confindustria Livorno Massa Carrara e dagli industriali del settore lapideo di Massa Carrara che da oggi “mettono le carte in tavola”, attraverso un’operazione di trasparenza affidata all’Alta Scuola Imprese e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; operazione finalizzata al raggiungimento di almeno tre risultati: erodere i luoghi comuni che negli anni hanno deteriorato l’immagine dell’industria lapidea; costruire un dialogo permanente basato sui dati e sui fatti con la comunità e le istituzioni locali; sostenere quest’azione con massicci investimenti in tecnologia mirati in particolare (anche attraverso il riuso intelligente dei prodotti di scarto di cave e segherie) a incrementare in modo decisivo gli standard di compatibilità ambientale e sicurezza; rilanciare, attraverso la condivisione coesa, della comunità locale, l’eccezionale valore aggiunto del brand marmo di Carrara sui mercati internazionali.

Ecco alcuni dati:

  • Dal 2001 a oggi l’estrazione di marmo e materiali lapidei nella provincia di Massa Carrara è calato del 37% sino al livello attuale di 3,3 milioni di tonnellate;

  • in calo anche i blocchi estratti (-15% sul 2001)

  • oltre il 40% dei blocchi è lavorato in Provincia che provvede il 35,7 dell’export di marmi lavorati dell’Italia:

  • il marmo rappresenta con 1200 aziende il 12% del Pil provinciale con 5000 addetti fra diretti e indiretti e altri 3000 nell’indotto;

  • l’occupazione per anni in flessione a causa della scomparsa delle attività di lavorazione del granito, è oggi in tenuta;

  • il fatturato consolidato del settore sfiora il miliardo di euro;

  • le aziende del settore lapideo della provincia di Massa Carrara stanno investendo in un’operazione, attraverso nuove tecnologie avanzate e in una serie di progetti speciali, finalizzati a ridurre i prodotti di scarto e a favorirne ri-utilizzi sino a oggi impensati. Per fare questo hanno realizzato partnership con atenei e nei prossimi mesi saranno in grado di presentare i progetti particolareggiati. Con un coinvolgimento, attraverso comunicazione e informazione costante, della comunità locale e del territorio.

Per anni, tutti, noi per primi, ci siamo cullati nell’idea che il marmo non solo fosse, ma fosse anche percepito come la ragione di esistere, la motivazione principale della nostra comunità estesa. Ci siamo anche cullati – sottolinea Erich Lucchetti, presidente della Delegazione di Massa Carrara - nell’idea che nelle vene del marmo fosse tracciato il passato, il presente e il futuro di questo nostro territorio, pensando ancora che il marmo di Carrara fosse la motivazione tangibile di un orgoglio comune. Non ci siamo accorti che la scarsa conoscenza e anche la carente capacità di parlare, raccontare, condividere stava creando una frattura innaturale fra le aziende, gli operatori, i lavoratori che di marmo e nel marmo vivono, e gli altri. Il silenzio si è trasformato in difetto di conoscenza, per poi diventare man mano scollamento, incomprensione, astio, contrapposizione”.

È una giornata importante – afferma Alberto Ricci, presidente Confindustria Livorno-Massa Carrara – anche per Confindustria, poiché anche qui a Massa, attraverso lo strumento del Bilancio di Sostenibilità, vogliamo documentare che lo sviluppo, la crescita e l’occupazione sono il prodotto di un’alleanza forte dei territori, dove il valore sociale dell’impresa è riconosciuto come patrimonio comune. Questa è la strada nuova per la reindustrializzazione e la ripresa”.

Saluti del presidente Ricci

 Autorità, Ospiti, Colleghi,

è con particolare piacere che apro i lavori di questa giornata.

Anzitutto l’evento odierno è la prima occasione pubblica per presentarmi e salutare la comunità del territorio, oltre a segnare il primo compleanno della nostra nuova Confindustria Livorno Massa Carrara che ha preso avvio esattamente nel giugno dello scorso anno.

Con la fusione delle due rispettive Confindustrie, insieme ad Erich Lucchetti ed agli altri Colleghi Imprenditori, abbiamo deciso di affrontare una sfida certamente non facile, ma necessaria, per progettare un’azione comune per la deindustrializzazione dei nostri territori.

Le analogie che contraddistinguono le nostre province sono molteplici e vanno dalla geografia costiera con le relative portualità, alla rete logistica e all’intermodalità, oltre alla presenza di Aziende multinazionali di prima grandezza.

Naturalmente ai fattori di forza si contrappongono non pochi fattori di debolezza, tra cui spiccano certamente le aree classificate come Siti Industriali da bonificare, insieme alle lacune infrastrutturali oramai storiche.

Tuttavia siamo convinti che le peculiarità socio-economiche dei nostri territori, che rappresentano larga parte della fascia costiera della Toscana, possano costituire gli asset di base per un progetto di reindustrializzazione, al quale abbiamo già posto mano, avviando una verifica di applicabilità del criterio di “economia circolare” alle attività di escavazione, per corrispondere ai nuovi scenari di riferimento che vanno sotto il nome di Industria 4.0.

Un’ulteriore analogia è rappresentata dal motivo che ci vede riuniti oggi, cioè la presentazione del Bilancio di Sostenibilità del settore lapideo, poiché a Livorno abbiamo avviato da oltre 16 anni la redazione annuale del Bilancio relativo ad un altro comparto particolarmente sensibile, costituito dalle attività chimiche e petrolifere.

Per cui la decisione dei Colleghi di Massa Carrara di adottare uno strumento di rendicontazione volontaria analogo a quello di Livorno, rafforza i motivi di alleanza e di prospettiva.

E appunto attraverso lo strumento del Bilancio di Sostenibilità, vogliamo documentare come lo sviluppo, la crescita e l’occupazione sono il prodotto di una forte alleanza del territorio, dove il valore sociale dell’impresa è riconosciuto come patrimonio comune. Questa è la strada nuova per la reindustrializzazione e la ripresa, che intendiamo intraprendere insieme .

 

Passo ora la parola a Erich Lucchetti che introdurrà la presentazione del Bilancio di Sostenibilità.

Relazione introduttiva di Erich Lucchetti, presidente della Delegazione di Massa Carrara

 “Ci sono sempre due scelte nella vita: accettare le condizioni in cui viviamo o assumersi la responsabilità di cambiarle”. Lo affermava Denis Waitley, scrittore e consulente americano nato a cavallo fra le due guerre.

Permettetemi di aprire oggi questo nostro appuntamento non con i consueti saluti, che certo non mancheranno, ma con una citazione che è per noi dichiarazione di volontà: il marmo di carrara, l’industria del marmo, la filiera del marmo, il distretto del marmo oggi voltano pagina.

Quando si presenta un bilancio sociale o di sostenibilità sono in molti a commentare con cinismo quello che in molti casi è solo un goffo tentativo di buttare fumo negli occhi, di ricostruire verginità violate da troppo tempo.

Oggi noi del marmo di Carrara presentiamo invece un bilancio di responsabilità che è davvero il segno di un cambiamento profondo, radicale.

Per anni, tutti, noi per primi, ci siamo cullati nell’idea che il marmo non sono fosse, ma fosse anche percepito come la ragione di esistere, la motivazione principale della nostra comunità estesa. Ci siamo anche cullati nell’idea che nelle vene del marmo fosse tracciato il passato, il presente e il futuro di questo nostro territorio, pensando ancora che il marmo di Carrara fosse la motivazione tangibile di un orgoglio comune.

Non ci siamo accorti che la scarsa conoscenza e anche la carente capacità di parlare, raccontare, condividere, stava creando una frattura innaturale fra le aziende, gli operatori, i lavoratori che di marmo e nel marmo vivono, e gli altri.

Il silenzio si è trasformato in difetto di conoscenza, per poi diventare man mano scollamento, incomprensione, astio, contrapposizione.

Ed ecco perché questa giornata deve segnare un cambiamento sostanziale. Spetta a noi che nel marmo lavoriamo, che siamo rimasti testimoni dell’unico e ineguagliabile valore di una pietra che sui mercati internazionali è uno dei simboli autentici dell’italianità, effettuare un gigantesco passo in avanti.

Abbiamo sbagliato. Se una comunità quasi mono-prodotto detesta chi in questo prodotto è immerso sino alla cintola, c’è qualcosa di profondamente sbagliato. Diciamolo: abbiamo fatto errori imperdonabili perdendo il contatto, l’empatia con il territorio e la nostra comunità. E allora ci siamo richiusi in noi stessi, limitando anche la nostra capacità di far sapere fuori da un territorio diventato quasi ostile, che razza di professionalità eccezionali sono presenti qui da noi.

Abbiamo inseguito la nostra coda e ce la siamo morsa, dimenticandoci di raccontare, di ricordare, di condividere con quelli che oggi vengono definiti gli stakeholders e che io insisto a chiamare la comunità estesa di interessi, lavoro, produzione, ambiente.

Il bilancio di sostenibilità che oggi presentiamo non è – come lo chiamano gli americani – un fake gree, un tentativo falso di ridarsi credibilità. E’ davvero un cambio di passo. E’ la scelta del settore lapideo nella provincia di Massa Carrara, di varare un’iniziativa che, insieme alla costituzione della Fondazione Marmo e della società Carrara Marble Way, dedicata alla migliore gestione e utilizzo dei cosiddetti “derivati dell’escavazione”, non resti un fatto isolato, ma il primo passo di una strategia che per altro fa parte delle azioni prefissate nel mio mandato di Presidenza della Delegazione di Massa Carrara.

In quest’operazione di trasparenza –lo sappiamo bene – non c’è nulla di facile. Ma c’è, credeteci, una grande onestà di fondo che si pone un traguardo preciso: quello di recuperare e valorizzare l’identità distintiva del territorio, rappresentata dal Marmo di Carrara,

Abbiamo una fortuna e l’abbiamo dispersa: questa fortuna si chiama identità collettiva frutto di storia, tradizioni, capacità, professioni.

Dobbiamo salvare quest’identità.

E dobbiamo partire dai dati, non dagli slogan o dall’anedottistica che vede noi toscani conquistare puntualmente primati mondiali nella critica e nel cinismo. I dati che proponiamo sono stati elaborati con rigore scientifico dall’Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, il cui staff, che ringraziamo, è autore del documento; dati che possono anche essere analizzati e contestati: da oggi è però importante che ciò avvenga con trasparenza, con altrettanto rigore scientifico e con analoga onestà, nonché con una volontà di dialogo.

Ecco quindi i numeri principali; rimandando all’esposizione del Prof. Pedrini, ne sottolineo solo due: dal 2012 il Distretto apuo-versiliese è il primo distretto in Italia per export di materiali lavorati e, all’interno del Distretto, la Provincia di Massa Carrara pesa per circa il 70%; la quantità di materiale estratto nella Provincia è passata in 15 anni da più di 5 milioni di tonnellate a circa 3 milioni con una diminuzione complessiva del 37%, dove i cosiddetti “derivati, -le scaglie e le terre- ” si sono praticamente dimezzati. Un dato, quest’ultimo, che sovverte l’opinione diffusa di un progressivo incremento dell’escavato. (A questo proposito vorrei dire anche …attenzione!: sotto una certa soglia, la diminuzione di produzione ha un riflesso anche nell’export. Nel 2016, la produzione nelle cave di Carrara ha toccato il minimo storico dal 2001 con circa 860.000 tonnellate di materiale ornamentale escavato; difficile sostenere che questo non abbia una correlazione con il calo del 2,75% dell’export lavorati e del 9% dell’export di materiale grezzo registrate a consuntivo 2016.)

Il massimo studioso italiano dei Distretti, Giacomo Becattini, ha definito il Distretto come “un’entità socio-territoriale caratterizzata dalla compresenza attiva di una comunità di persone e da una popolazione di imprese, dove la comunità e le imprese tendono, per così dire, ad interpenetrarsi a vicenda”. Lo siamo anche noi? Oggi non credo. Ma possiamo esserlo non giocando più a nasconderci o a non capirci.

Territorio, Comunità, Imprese sono le componenti interconnesse e sinergiche il cui funzionamento armonico determina il successo di una comunità. Comunità per la quale assumono rilievo non solo gli elementi di carattere economico ma anche quelli di carattere sociale, come la cultura locale e le forme di regolazione gestite dalle istituzioni: oltre la sfera economica, anche quella sociale e politica incidono sul successo del Distretto stesso influenzandosi a vicenda.

Abbiamo piena consapevolezza di quali siano i “nervi scoperti” del settore a livello sociale e istituzionale, ma anche di rapporto con l’opinione pubblica, con le famiglie. Lo sappiamo e non possiamo più permetterci che ciò accada. Le imprese del settore lapideo si assumono oggi un impegno che va ben oltre la apparentemente semplice presentazione di un bilancio di sostenibilità, di un bilancio sociale.

Oggi illustreremo i contenuti di un rapporto che testimonia fatti concreti. Stiamo investendo e investiremo in modo intensivo in tecnologie avanzate, per abbattere i residui di produzione, per utilizzarli in modo intelligente creando ulteriore valore aggiunto produttivo e occupazionale nel distretto. Sempre con l’aiuto di tecnologie avanzate ci siamo posti l’obiettivo di innalzare ancora gli standard di sicurezza di questo lavoro nonché le misure di tutela ambientale. Questo e molto altro troverete nel rapporto che non è “polvere” o…marmettola. E’ un blocco compatto sul quale costruire un futuro insieme. Ma abbiamo anche bisogno di una comunità e di istituzioni che giochino con noi, sostengano adeguatamente le lavorazioni tipiche del nostro distretto, in termini di regole, di pubblica amministrazione e burocrazia, di infrastrutture e aree, di immagine del luogo che sempre più accompagna l’immagine del prodotto.

E d’ora in avanti trasparenza, conoscenza, comunicazione e informazione saranno per noi le basi per dialogare con chiunque abbia a cuore il nostro territorio, la nostra comunità e il nostro.

Bilancio Definitivo (pdf)

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