Roma, 2 luglio 2015 – Sono stati firmati ieri a Roma, presso la sede di Fedarlinea alla presenza delle Organizzazioni Sindacali Nazionali dei Trasporti, i nuovi Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro del personale marittimo e degli uffici delle aziende aderenti all’associazione che raduna la maggior parte delle aziende operanti nel settore del cabotaggio nazionale.
La firma dell’accordo rappresenta un momento di grande importanza per il rilancio del settore i cui contratti erano bloccati da fine 2010, sia per il metodo seguito che per i contenuti. I nuovi contratti sono significativamente più snelli dei precedenti, che erano centrati sulla realtà tipicamente pubblica del Gruppo Tirrenia; si passa da 9 contratti collettivi a 2: Comandanti e Direttori di Macchina dell’Armamento Nazionale e personale navigante e amministrativo delle società che effettuano servizi di cabotaggio marittimo, sia con navi di oltre 50 t.s.l. sia con unità veloci e aliscafi.
Gli accordi di oggi guardano agli aspetti produttivi e di efficienza di un settore ormai completamente privatizzato e che ha dovuto affrontare negli anni recenti una crisi strutturale da cui si fatica ad uscire.
Sul fronte del lavoro, sono stati riconosciuti incrementi retributivi in quote allineate agli altri recenti rinnovi avvenuti nella filiera dei servizi portuali della logistica e del trasporto; il contratto ha durata sino al 31 dicembre 2017.
Michele Ruggieri, Presidente di Fedarlinea, associazione di cabotaggio marittimo fortemente presente nel Golfo di Napoli, ha sottolineato la valenza strategica di un rinnovo che, grazie alle intese con le parti sociali, fissa un paletto importante in un settore, come quello del trasporto marittimo nazionale, che stenta a trovare una stabilizzazione coerente con gli interessi degli operatori e del potenziale economico che potrebbe esprimere.
Gennaro Cotella, Direttore delle Risorse Umane di Tirrenia-CIN, ha evidenziato il valore di modernizzazione e di allineamento dei nuovi contratti alle esigenze di aziende che sempre più devono valorizzare il fattore lavoro come decisivo elemento competitivo.