Fincantieri:la controllata Vard chiude 2015 in rosso per € 136Mln

havfisk vard

Nella foto, il peschereccio atlantico della Havfisk,lungo 80 metri.Il contratto di costruzione e’ stato firmato una decina di giorni fa.

 

Roma, 29 febbraio 2016  – Bilancio 2015 in rosso per Vard, la controllata norvegese di Fincantieri quotata anche alla Borsa di Singapore che si era specializzata a costruire navi a supporto dell’ industria petrolifera e del gas. La società ha chiuso l’esercizio 2015 con un meno1,29 miliardi di corone norvegesi, equivalenti a136 milioni di euro, per 474 milioni attribuibili a perdite nette sui cambi. I ricavi, si legge in un comunicato, sono scesi del 14% a 11,14 miliardi di corone (1,17 miliardi di euro), a causa della ridotta attività di alcuni cantieri navali in Europa, che risentono del calo di nuovi ordini dovuto alla crisi nel campo delle trivellazioni petrolifere. L’ebitda è negativo per 33,8 milioni di euro, a fronte di un risultato positivo di 429 milioni nel 2014. I margini sono stati impattati dalla performance dei cantieri brasiliani mentre il resto del gruppo ha realizzato un ebitda positivo, anche se il sottoutilizzo delle attività europee ne ha ridotto la marginalità. Il portafoglio ordini alla fine del 2015 ammonta a 10,23 miliardi a fronte di 17,74 miliardi alla fine del 2014. A fronte della crisi del mercato petrolifero, Vard ha annunciato una strategia di “diversificazione” allo scopo di “ridurre la sua dipendenza dalle attività offshore durante la fase di recessione dell’industria” petrolifera. Tra gli obiettivi quello di produrre navi per impianti eolici e acquacoltura in mare aperto, pescherecci oceanici, ma anche una maggiore integrazione con Fincantieri per entrare nel mercato delle piccole navi da crociera come in quelle da pattugliamento. A causa del contesto del settore nel quale opera il gruppo si stima che i ricavi scendano a quota 8-9 miliardi nel 2016. “Con l’implementazione del nuovo business plan e della nuova strategia, Vard prevede un recupero dei ricavi, raggiungendo i precedenti massimi entro il 2020, anche grazie a un’attesa ripresa del mercato offshore a partire dal 2018″.

 

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