Gennaro Scotto Pagliara

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Gennaro Scotto Pagliara non era un giornalista qualsiasi. Ironico sempre e comunque, le sue battute argute tracciavano un sottile confine immanente tra sé e la notizia, tra sé e le false apparenze, rendendolo lucido, disincantato e critico, come ogni giornalista dovrebbe sempre essere.

Che io ricordi, non ho mai visto Gennaro sedersi nelle riunioni, nelle conferenze stampa, nei convegni: restava sempre in piedi, negli angoli delle sale o in fondo alle platee, appoggiato a un pizzo qualsiasi con il suo blocchetto, su cui prendeva quegli appunti che davano corpo ai suoi lanci Ansa, che per anni hanno mantenuto aggiornato, vivo ed alto l’interesse verso gli accadimenti del porto di Napoli. Aveva lo spirito autentico del cronista, spettatore attento della realtà e delle sue dinamiche.

Gennaro Scotto ascoltava tutti: radio banchina, funzionari, imprenditori, armatori, guardie costiere, lavoratori, sindacalisti, e tutti prima o poi lo cercavano, nonostante il timore che suscita sempre chi come lui è un uomo libero: Gennaro Scotto Pagliara scriveva e dava notizie non preconfezionate.

Ma era anche un uomo sensibile e profondamente umano, un Collega generoso e fidato, che non conosceva piedistallo pur avendo una lunga carriera e pur potendoselo permettere, a differenza di molti che del piedistallo ne fanno una grottesca ostentazione.

Spesso, dopo le nostre lunghe conversazioni, di cui spesso mi onorava, ci salutavamo scambiandoci la sua espressione oramai divenuta comune, “arrovoglia a braciola”, perché al di là di ogni analisi, condividevamo con reciproca ironia la consapevolezza di osservare una realtà spesso dura e manipolata, che auspicavamo potesse cambiare.

La realtà dura del porto di Napoli, fatto di tante banchine che Gennaro conosceva e amava visceralmente fin da ragazzo, perché non va dimenticato che egli era figlio d’arte.

Di grande competenza ed allo stesso tempo dotato di quella umanità che ti fa essere sempre e comunque alla mano, che mette a proprio agio chiunque, è stato anche per diversi studenti universitari un punto di riferimento prezioso, ai quali ha donato la sua conoscenza per le loro tesi di laurea.

Un porto che tuttavia non sempre lo ha ricambiato come egli avrebbe meritato: gli fu sottratta, con false promesse di ristrutturazione, la sede storica della sua famiglia e della sua testata bilingue fondata nel 1964 – L’informatore Navale, Periodico marittimo indipendente a diffusione internazionale – sede situata all’interno della Stazione Marittima. Fu indotto a trasferirsi nell’illusione di una breve trasferta “tecnica”, in un sito che egli amava definire ironicamente “torre”, abbastanza dislocato dalla Stazione e con affaccio su alcuni attracchi del porto. Un punto di osservazione da cui egli spesso ricavava interessanti deduzioni.

Dal trasferimento in “Torre”, sono trascorsi anni senza mai più riuscire a reinsediarsi nella sede avita, nonostante affannosi tentativi e finte promesse. Voleva ritornare nel suo ufficio di sempre, luogo a lui necessario in quanto accessibile a tutti i portuali, e dunque punto di affluenza continua di notizie e informazioni, vero pane per un giornalista specializzato come lui. Ma non solo. Quella era stata la sede del padre Antonio, editore e fondatore dell’Annuario Marittimo, in cui aveva introdotto Gennaro e il fratello Luigi al mestiere di giornalista, arredata con mobili e suppellettili di sempre. Arredi di cui Gennaro è stato deprivato, perché non avendo mai traslocato, essi sono andati dispersi: nonostante innumerevoli tentativi, non è riuscito a sapere dove e come recuperarli.

Gennaro era ancora adolescente quando già frequentava il porto riportandone le notizie. Un porto di cui è stato memoria storica per decenni e voce e volto tra i più noti.

Il porto, come chi ci vive sa bene, è un elemento vivo straordinariamente complesso, che muta ogni giorno, che non è mai fermo. Un luogo difficile da comprendere e prevedere, ma per Gennaro non aveva segreti, ne conosceva persino le più piccole pieghe e arrivava sempre a sapere anche quel che si voleva tenere sottaciuto. Tra le banchine, ha svolto un grande lavoro di giornalista.

Questo porto che tanto deve ad un impegno così appassionato, quello di Gennaro Scotto Pagliara, oggi potrebbe riconoscere l’importanza vitale dei giornalisti specializzati, affiggendo una targa alla Stazione Marittima, che dia memoria del significativo passaggio nel Porto di Napoli di Gennaro Scotto Pagliara.

Grazie Gennaro.

Giovanna Visco

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