Il sindaco: ”il Porto di Livorno è un’infrastruttura che va oltre i confini cittadini”

livorno porto

CONFERENZA STAMPA FINE ANNO – Sala Cerimonie – Comune di Livorno
Sala Cerimonie gremita di giornalisti per la conferenza stampa di fine anno, la prima per il sindaco Filippo Nogarin. Questo l’intervento completo del primo cittadino.

Buon giorno e benvenuti a tutti,

non nascondo una certa emozione.
Sembra infatti ieri quando in questa stessa sala indossai l’11 giugno, per la prima volta, la fascia tricolore da Sindaco ed invece, incredibilmente, sono già passati 195 giorni.
Ecco partirei proprio da quelle che penso possano essere individuate come le tre diverse fasi che hanno segnato il percorso di questi primi 6 mesi. Fasi concettualmente distinguibili tra loro ma temporalmente ovviamente tra loro interconnesse e cioè:
la fase dell’orientamento;
la fase di soluzione delle emergenze;
la fase della nuova programmazione.

Trasversale a queste una quarta fase, quella che potrei ascrivere, in maniera forse un po’ semplicistica e riduttiva, alla cosiddetta gestione dell’ordinario, una fase anche questa assai divoratrice di energie in una macchina così complessa quale è il Comune. E lo voglio dire subito, senza alcuna piaggeria, ma come elemento di assoluta rappresentazione del mio vissuto personale. Ho trovato qui dentro un “corpo lavoro” complessivamente inteso di assoluto valore professionale e con un alto senso di responsabilità ed a loro tutti indistintamente va naturalmente il mio più sentito ringraziamento.

Quando parlo di “fase dell’orientamento” intendo riferirmi sia all’impatto nell’organizzazione e nella gestione della vita quotidiana della persona-Sindaco con anche quelle nuove regole del protocollo e del cerimoniale con cui improvvisamente ti trovi a convivere in maniera totalizzante sia soprattutto – ed è questo naturalmente che più rileva – alla necessaria immediata fase di presa di possesso del ruolo e di progressiva conoscenza del contesto, delle funzioni delle relazioni.

Quando parlo di “fase di soluzione delle emergenze” mi riferisco, invece, alle grosse priorità che ci siamo subito trovati a dover affrontare e cioè l’Ippodromo, le Piscine o più in generale l’emergenza lavoro.
Quando parlo di “fase della nuova programmazione” intendo, infine, riferirmi a tutti quegli atti nei quali progressivamente abbiamo potuto iniziare a dare concretezza alle nostre idee, che poi sono quelle cui ha dato fiducia la maggioranza dei cittadini livornesi con il loro voto. Ed i principali sono ovviamente l’approvazione delle Linee di programma e di mandato, la manovra di salvaguardia degli equilibri di bilancio, l’assestamento di bilancio e da ultimo, ma certamente ad oggi il più impegnativo il Documento Unico di Programmazione ed il Bilancio di previsione 2015/2017. Su questo ultimo naturalmente ritornerò subito dopo.

C’è però un punto di analisi politica dal quale penso sia opportuno partire per inquadrare non questi sei mesi ma direi la filosofia dell’intero mandato.
I livornesi hanno votato il sottoscritto ed il M5S non in funzione anti-qualcuno – come alcune volte si sente dire – ma in funzione pro-qualcosa e questo qualcosa è il

CAMBIAMENTO.

La città esce infatti da una paradossale contraddizione ormai ultradecennale.
Una città da sempre governata dalla sinistra – e dunque da una forza che ha nel suo codice genetico una visione del “cambiamento” quale motore del progresso – in realtà si è andata nel tempo avviluppandosi in un percorso di conservazione.
Ed è proprio anche in questa conservazione che si radica a sua volta l’origine della crisi che la città sta vivendo con una gravità che è purtroppo ormai sotto gli occhi di tutti.
La classe politica e la classe dirigente complessivamente intesa di questa città non hanno negli anni saputo cogliere i necessari cambiamenti e adesso ne paghiamo il prezzo.
Questa Amministrazione ha dunque una mission su tutte: cambiare, cambiare, cambiare.
Siamo consapevoli che questo richieda tempo e sacrificio. Ma siamo confortati dal fatto che questo è quello che vogliamo e che hanno chiesto i livornesi.
Naturalmente si tratta di un percorso che, coerentemente anche con gli atti di programmazione previsti dalla normativa, non può che avere un orizzonte temporale quanto meno medio.
Trovo sinceramente del tutto pretestuose le ridondanti riflessioni di autorevoli locali politici di sempre o di altrettanto autorevoli politologi di turno che a soli 195 giorni dall’insediamento si ostinano a voler rappresentare un immobilismo che in realtà non esiste.

Inizio dalla cosiddetta “architettura istituzionale” perché ritengo che in questo il sottoscritto ed il M5S stiano davvero realizzando una concreta rivoluzione.
Uscivamo fuori da anni di prassi consolidata – a dire il vero anche in maniera acriticamente attuativa rispetto all’evoluzione normativa dettata sia dalla legge 142/90 sia dalle legge 81/1993 – in cui il Consiglio Comunale da un lato istituzionalmente veniva considerato come “organo a totale appannaggio della maggioranza” e prova ne era la Presidenza sempre riservata ad esponente della maggioranza e dall’altro lato dal punto di vista del governo della città come “organo a totale appannaggio del Sindaco e della Giunta”.
Ne è derivato quindi un profilo di un organo che nel tempo è andato sempre più perdendo gradualmente centralità ed autorevolezza; un organo che da principale agorà cittadina era secondo noi stato ridotto a mero passacarte, a platea per le scelte di Giunta e Sindaco.
Per noi era necessario dunque invertire la rotta.
Siamo così partiti dalla Presidenza, perché ritenevamo e riteniamo che quel ruolo sia fondamentale per restituire e garantire dignità a tutti i componenti dell’assemblea, indipendentemente dalla sigla politica rappresentata. In quest’ottica e non certamente per cercare una captatio benevolentiae delle opposizioni, abbiamo individuato la Presidente nella figura della dott.ssa Giovanna Cepparello.
Le opposizioni, per come le vediamo noi, è doveroso che nel rispetto del mandato ricevuto dagli elettori con il voto, continuino a svolgere un ruolo critico, prezioso per un reale esercizio della democrazia.
Sappiamo che questo possa spiazzare più volte gli osservatori ma questo è il nostro concetto di democrazia applicata dal basso.
Non c’è nessuno che sia ostaggio di chicchessia: c’è solo una fase politica nuova con un nuovo concetto di democrazia rappresentativa.
Per noi il rapporto con il Consiglio Comunale, ancorchè talvolta conflittuale, non è uno slogan vuoto ma al contrario un modus operandi che riteniamo debba essere applicato non solo nei rapporti con la Giunta ed il Sindaco ma anche nei rapporti interni alla stessa maggioranza.
Per questo in questi mesi abbiamo cercato su questioni importanti la massima convergenza.
Se su documenti quali le crisi lavorative è naturale trovare ampie convergenze meno scontato è l’incontro su un documento come quello sulla cessione, da parte della Camera di Commercio, delle quote di Porto 2000.
Credo che il voto unanime su questo documento, come sui lavoratori portuali di ALP, segni una pagina importante per il Comune di Livorno, dove posizioni non sempre conciliabili hanno trovato una sintesi a mio modo di vedere felice.
Uguale apertura non l’ho però riscontrata nell’ambito dell’intera sfera dei rapporti politico-istituzionali: d’altronde il nostro programma elettorale su temi quali i rifiuti, l’acqua pubblica, il trasporto pubblico locale, la sanità declina le varie questioni in modo tale che ci vedono di fatto in totale contrapposizione con il PD toscano.
Anche su un tema importante quale la portualità abbiamo una visione alternativa.
Questi temi sono stati recepiti nel programma del sindaco, prima nelle linee programmatiche e poi nel DUP e non è forse un caso che su questi temi in quanto entranti in una dinamica interprovinciale, se non addirittura regionale o nazionale si abbia il massimo livello di conflittualità.

Il mio primo impegno da subito è stato quello di comprendere le esigenze del Porto di Livorno, un’infrastruttura fondamentale per la Regione ed il paese e cuore dell’economia livornese.
Ho passato giorni e notti ad osservare, ad ascoltare i marittimi, a girare per il Porto, perché se il Comune non ha competenze specifiche sulle aree demaniali, dal momento che stiamo rivedendo il piano strutturale, è fondamentale armonizzare l’interfaccia porto-città e comprendere come funziona il nostro porto.

La risposta è stata una chiusura totale in Comitato Portuale: quando ho portato l’istanza del Consiglio Comunale espressa con voto unanime (e quindi in ultima analisi della città di Livorno) a non privatizzare le quote di Porto 2000, mi sono trovato praticamente da solo.
Oggi torniamo a ragionare di PRP e se è vero che il Porto di Livorno è un’infrastruttura che va oltre i confini cittadini, quello che è importante è pensare in prospettiva.
Come Giunta non ci siamo mossi guardando ai colori politici dietro le istituzioni, e tantomeno aspetti campanilistici.
Al contrario abbiamo valutato caso per caso, sulla base dell’interesse complessivo in senso più esteso.
Un caso emblematico è stato quello della cessione da parte di Regione Toscana delle quote di SAT Aereoporto di Pisa, e nonostante la tradizionale “rivalità” con i cugini pisani abbiamo dato battaglia affinché si rispettassero i patti parasociali e si difendesse non il Galilei contro Peretola ma l’interesse di tutta la Toscana ad avere un polo logistico integrato tra aeroporto, interporto e porto che agisse in sinergia con lo scalo fiorentino e non di mettere quest’ultimo in concorrenza con quello pisano.
Il via libera della Regione Toscana all’allungamento della pista a 2000 metri è stato il cavallo di Troia per arrivare alla temutissima pista di 2400 metri richiesta da ENAV, estensione che sbaraglierebbe Pisa una volta per tutte.

Il mio predecessore Alessandro Cosimi, già Presidente di ANCI Toscana, era Presidente dell’Autorità Idrica ed, essendo stato eletto nel 2012, era già allora chiaro che il suo mandato di sindaco sarebbe scaduto oltre un anno prima del termine di quello ai vertici di AIT. Il successore avrebbe dovuto subentrare naturalmente per il periodo residuo.
Così non è stato, forse perché era stato eletto il sindaco sbagliato?
Forse perché nel programma del M5S è chiaro il recepimento dell’esito referendario 2011 e quindi della pubblicizzazione dell’acqua ?
I Forum dell’Acqua hanno perfettamente compreso che non era in ballo semplicemente il mio nominativo, ma ben altro ed hanno sostenuto questa vertenza, che da pochi giorni ha trovato una conclusione con la proposta del nuovo Presidente Bonifazi di sostituirlo in caso di impedimento, e la mia disponibilità a farlo, rinunciando a ricorrere al TAR Toscana, nel quale avrei potuto trovare soddisfazione ma finendo con il danneggiare i cittadini.
Similmente si è recentemente votato per il Presidente della Conferenza dei Sindaci USL6: per la prima volta in quanto fino ad ieri la legge individuava automaticamente, nel sindaco del comune capoluogo, il presidente dalla Conferenza stessa.
E’ vero che questo è previsto nella legge ma è stato chiaro, per come sono andate le candidature e gli schieramenti, che la dinamica partitica si era innescata.
Parlare di ASL porta inevitabilmente Ad affrontare la questione dell’Ospedale di Livorno: ferma è stata l’opposizione in città allo spostamento a Montenero, in ottica da un lato ad un’operazione immobiliare senza pari, dall’altro ad un processo di privatizzazione di ciò che resta della Sanità livornese.
A questo proposito proprio venerdì in occasione della conferenza regionale dei sindaci ho avuto modo di chiedere ufficialmente all’assessore regionale alla Sanità un incontro per iniziare, nell’ambito della correttezza delle procedure amministrative, il procedimento di revisione dell’accordo di programma.
Per questo difendere Livorno significa difendere i piccoli presidi ospedalieri della provincia.
Nessun “livornocentrismo” quindi.

Su CTT c’è un altro capitolo di quel processo che accomuna tutti i beni comuni (acqua, rifiuti, sanità) in barba agli esiti referendari 2011 dove si è detto no alla privatizzazione non solamente dell’acqua pubblica ma di tutti i servizi pubblici come appunto il TPL.
Un sistema di scatole cinesi attraverso il quale una cordata privata si è impossessata di un patrimonio pubblico, di competenze, mezzi e immobili con un servizio che viene centralizzato.
In futuro non sarà più possibile mantenere quelle linee che collegano i quartieri periferici (es. Castellaccio, Valle Benedetta) che hanno un’utenza assidua quanto insufficiente per mantenere servizi che soltanto il pubblico è in grado di garantire.

IL COMUNE
Tornando alla macchina amministrativa abbiamo trovato serissimi professionisti ed attaccamento a “l’azienda” ma è pur vero che 70 anni è un’epoca e serve dare discontinuità.
La figura del precedente Segretario Generale aveva finito negli anni con il rivestire sia il ruolo di segretario generale che quello di direttore generale, riunendo la gestione degli atti amministrativi, dal Consiglio Comunale alla Giunta con quello amministrativo del direttore generale, che sovrintende i vari dirigenti ed in ultima analisi l’efficienza dei servizi dei quali usufruisce il cittadino.
Troppo potere decisionale nelle mani di una sola persona.
Siamo stati accusati per questo di avere aumentato la spesa pubblica ma questo non è vero.
Riteniamo inevitabile che il Direttore Generale ed il Segretario Generale siano due figure per noi nettamente distinte e se quella del segretario generale passa attraverso una specifica procedura ministeriale per il direttore generale il percorso è stato differente.

La Giunta è poi il trionfo dell’idea di percorso partecipato cara al M5S perché per la prima volta a Livorno gli assessori sono stati individuati attraverso una selezione di curricula, pervenuti per posta elettronica, per puntare sulle competenze piuttosto che sulle appartenenze.
Un percorso non facile, come lo sono tutti i nuovi percorsi inediti, chiuso con la designazione dell’assessore al bilancio, con un ritardo trasformato dai mass media in un caso nazionale.

IL BILANCIO
Da poche ore, come sapete, abbiamo approvato il bilancio previsionale 2015, atto fondamentale del Comune.
Sapevamo e sappiamo benissimo ovviamente che l’approvazione della legge di stabilità renderà necessario rivedere il bilancio.
Abbiamo però ritenuto politicamente ed amministrativamente preferibile e prioritario dare da subito certezza ad alcune partite importanti.

E’ un bilancio di guerra per gli effetti congiunti dei tagli dei conferimenti da parte dello Stato, superiori ai 20 milioni ed all’indebitamento delle aziende municipalizzate e partecipate.
Ci siamo trovati ad operare una “non scelta”.

O si tagliava il bilancio per 20 milioni, e questo avrebbe comportato l’impossibilità di poter continuare a sostenere l’istituto Mascagni e la Fondazione Goldoni, oltre ovviamente a ben più incisivi tagli nel welfare nonché l’impossibilità di supportare le tensioni finanziarie che AAMPS si trova a gestire in quanto ereditate dalle passate disastrose gestioni.
Questo ha anche evitato, a sua volta, a caduta, di trasferire ulteriori tensioni finanziarie verso le numerose aziende creditrici verso la nostra municipalizzata, con la perdita esponenziale di posti di lavoro.
Siamo cittadini prestati alla politica e per questo dobbiamo agire con la massima responsabilità specialmente quando si tratta di aumentare le tasse e, a maggior ragione, in un periodo drammatico come questo.
E’ solamente all’interesse generale della Comunità Livornese che dobbiamo guardare; non di certo a NESSUNA istanza specifica (anche quelle di per se legittime) sia che arrivi da un singolo cittadino, azienda, associazione, sindacato fino alla rappresentanze di categoria.
I percorsi partecipativi non possono prescindere dall’ascolto ed il coinvolgimento di tutti, ma questo non comporta certo quell’approccio corporativista, che viene da lontano.
Per noi l’unico vero stakeholder, portatore di interessi è la Cittadinanza.
Tagliare il sociale, significa perdere sostegno per i più deboli, tagliare la cultura significa impoverire l’intera città riducendo la qualità dell’insegnamento e delle strutture scolastiche, tagliare i lavori pubblici significa peggiorare la qualità delle strade, del verde urbano, degli interventi di manutenzione del patrimonio pubblico e quindi più complessivamente della qualità della vita.
Siamo consapevoli che l’aumento delle tasse sia impopolare per tutti, ma riteniamo che questa sia una fase verso cui ci siamo trovati costretti per le motivazioni che ho detto prima e che nell’arco del mandato costituisca il presupposto per approdare dal 2016 ad un effettiva diminuzione della pressione fiscale in città.

IL LAVORO
Il territorio del comprensorio livornese è afflitto da una crisi occupazionale di cui non si ha memoria.
Le caratteristiche del tessuto produttivo livornese, che al di là delle specificità di essere polo di logistica, non solamente portuale, è pericolosamente così poco variegato. Il perdurare della crisi del mondo automotive, ormai senza ritorno, non è stato compensato, come altrove, dallo sviluppo di altri settori nei quali Livorno ha grande margine di crescita. Uno fra tutti il turismo.
Siamo consapevoli che nessuna risposta possa compensare tale perdita di posti, ma è altrettanto vero che serva differenziare il più possibile l’economia livornese in settori futuribili.
La chiusura di TRW e le crisi di Eni e adesso la situazione di People Care sono gli ultimi episodi di un orrore economico, e l’avvio da parte delle Istituzioni dell’iter per la Dichiarazione di Stato di Crisi Complessa ne è la certificazione. A nulla vale ovviamente che insista in un Comune diverso dal nostro.
Noi riteniamo che il Porto di Livorno sia buona parte della soluzione, ma non La Soluzione e in questo modo l’Amministrazione ha operato affinché le aree ex-Spica, che hanno ospitato Delphy e TRW, non rimanessero beffardamente delle piccole Černobyl, aree bruciate per sempre, in un territorio che paradossalmente ha sempre meno spazio per le imprese e non può permettersi di cementificare ulteriormente.
Bonificare queste aree è una risposta a questa esigenza così come un possibile sbocco per gli ex lavoratori di quelle aziende.
Crediamo che quell’area possa divenire un miglio quadro di ricerca, perché senza di essa, come testimoniano aziende virtuose come quelle del settore aerospaziale, non può esserci vero radicamento nel territorio.
Una delle questioni che ha tenuto maggiormente in scacco la città quella del servizio di spazzamento, perché ovviamente se tutti hanno diritto ad un lavoro è chiaro che in questo caso si è mischiato un servizio assieme ad un ammortizzatore sociale.
Ma è sempre la solita partita quella di quelle privatizzazioni portate avanti dal PD sotto forma di servizi dati in subappalto.
Se negli anni passati si fosse mantenuto tutto inhouse oggi non si avrebbero persone di età avanzata fare un lavoro che è sicuramente usurante, ci sarebbe stato un turnover e la qualità del servizio sarebbe stato sicuramente migliore.
Si è fatta invece un’altra scelta che è la stessa in ultima analisi della ricerca di soci privati per servizi aventi come cuore i beni comuni.

Il M5S ha sempre avversato i centri commerciali ma non per odio ideologico, che non ci appartiene.
Abbiamo tenuto poche settimane fa un convegno aperto alla città, sul rilancio del commercio nelle aree pedonali e sull’inevitabile declino della grande distribuzione.
Dove funziona assomiglia molto da vicino ai centri storici, come i grandi villaggi outlet, altrimenti si creano dei contenitori destinati a chiudere in pochi anni.
Quello che non ci convince di queste realtà, è che finiscano con il rappresentare delle idrovore di denaro della comunità visto che al di là dei posti di lavoro che garantiscono, il grosso finisce in una logica distributiva lontana anni luce dal territorio.
E proprio qua vogliamo ripartire per legare maggiormente queste aziende alla città.

Esselunga per noi rappresenta una sfida, perché se da un lato rappresenta una novità positiva per il consumatore, visto che porta una ventata di concorrenza destinata ad abbassare i prezzi in città dall’altro viene vista come una minaccia per la piccola distribuzione.
Nostra idea è quella di proporre un’insolita alleanza tra grande e piccola distribuzione con la soluzione di sostituire/affiancare alle fidelity card una moneta locale da spendere esclusivamente nei centri commerciali naturali e nei negozi del quartiere.
In più Esselunga è interessata a realizzare proprio su Livorno un’attività di confezionamento di sfusi dalla filiera corta del Mercato Ortofrutticolo, che affianchi i loro prodotti a marchio.
Anche il Mercato Ittico livornese rifornirebbe gli scaffali di questo centro – e non solo – che si avvia a divenire una novità assoluta nel mondo della grande distribuzione oltre che un’opportunità per quasi duecento persone, da assumere con contratti a tempo indeterminato esclusivamente dal comprensorio livornese.
Ieri la Camera dei Deputati ha varato la legge di stabilità in serata.
Non siamo così livornocentrici da pensare di essere al centro dei pensieri del Governo Renzi, perché certamente il congelamento della TASI ha messo in difficoltà non solamente il Comune di Livorno.
Sicuramente quanto avvenuto ieri sera ci costringerà a tornare in Consiglio a modificare il Bilancio.
Abbiamo però ritenuto rispettare i tempi ai quali, come ente sperimentatore del nuovo sistema di contabilità, siamo tenuti e quindi abbiamo deciso di votare in ogni caso.
Le opposizioni a prescindere votano contro il bilancio, in qualsiasi comune.
Votare contro è un atto di chiarezza per la distinzione dei ruoli, tra maggioranza ed opposizione.
Nella politica “spoliticata” della Prima Repubblica votare a favore dell’atto fondamentale degli enti locali presupponeva un ingresso in maggioranza che portava all’inevitabile “rimpasto”.
La pagina di ieri è stato un passaggio duro, inevitabile.
Le ricette della maggioranza in questo periodo di “lacrime, sudore e sangue” non possono essere popolari.
A nessuno piace l’idea dell’aumento delle tariffe, delle aliquote comunali.
Ma l’alternativa oggettivamente è impraticabile perché i tagli a servizi fondamentali sarebbero stati tali da mettere a repentaglio i servizi al cittadino.
Confidiamo che Livorno potrebbe beneficiare di un allentamento al patto di stabilità che le stesse forze che sostengono il governo Renzi con tutta probabilità presenteranno con il classico maxiemendamento che segue al varo della legge.
Il rinvio della “local tax” e il congelamento dell’aliquota TASI al 2,5 per mille è l’ultima pagina di un governo schizzofrenico che taglia i conferimenti agli enti locali e dall’altro finge di ridurre le tasse ai cittadini, mentre con questa legge di stabilità vengono tagliati ai Comuni oltre 625 milioni di detrazioni a favore delle famiglie per i figli a carico.
Di sicuro anche il varo della legge di stabilità è figlia del Patto del Nazareno, un assegno elettorale che ricade totalmente sugli enti locali, sui quali si scarica l’onere dell’inevitabile aumento delle tasse e delle imposte locali – in omaggio alla storica posizione di Forza Italia di non tassare la prima casa.
Un patto scellerato che vedremo seguire nella designazione del nuovo Presidente della Repubblica.
Filippo Nogarin

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