Antimo ha alle spalle anche una lunga storia sindacale, avendo ricoperto finanche la carica di RSA per diversi anni, partecipando attivamente alle mobilitazioni e non tirandosi mai indietro quando c’era da segnalare/rapportare ai vertici della società violazioni contrattuali o prevaricazioni quotidiane sul posto di lavoro.
Ha continuato anche quando, per mancanza di sostegno sindacale, le stesse mobilitazioni sono cessate. La sua coerenza e la sua leale convinzione, anche a fronte della mancanza di unità tra i lavoratori, l’hanno portato a subire prima diversi provvedimenti disciplinari, tra cui una sospensione dal lavoro e dalla retribuzione di 10 giorni unita ad una querela per interruzione di pubblico servizio – successivamente archiviata in quanto priva di profili di rilievo penalistico – ed, infine, il licenziamento.
La Interporto Servizi Cargo, impresa ferroviaria controllata da Interporto Campano S.p.A. di Nola, presieduta da Gianni Punzo, nel gennaio 2015, infatti, licenzia, il lavoratore per Giustificato Motivo Oggettivo, in quanto la società intende “realizzare una ulteriore riduzione dei costi del personale, già in parte conseguita nel corso del 2014, per far fronte al persistente disavanzo di bilancio della Società”. Antimo, quindi, si rivolge allo Studio Legale Abbate di Caserta, per difendersi in sede giudiziaria venendo rappresentato dagli avvocati Pietro Squeglia e Dario Abbate, che hanno seguito, con la cura del caso, la vertenza fin da subito. I tempi della giustizia, si sa, sono quelli che sono, infatti solo a distanza di un anno, Il Tribunale di Nola, attraverso l’ordinanza emessa pochi giorni fa dal Giudice Dott.sa Paesano, ha dichiarato il licenziamento Illegittimo per “l’insussistenza del giustificato motivo oggettivo”. Difatti, si legge nell’ordinanza – “è evidente che la motivazione addotta dalla società è quella generica del conseguimento di una riduzione dei costi, con la conseguenza che la soppressione del posto appare meramente strumentale” – e, continuando – “La società non ha neppure dimostrato l’impossibilità di adibire il lavoratore in mansioni diverse e inferiori rispetto a quelle a cui era adibito, anche tenuto conto del bagaglio professionale e dei titoli conseguiti, avendo il ricorrente rivestito già la qualifica di macchinista”. Infatti, la Interporto Servizi Cargo, ha preferito ricorrere all’utilizzo di ben 7 Macchinisti già pensionati dalle Ferrovie dello Stato Italiane, ed altri 16 Macchinisti Apprendisti – provenienti da centri di formazione professionale privati, dove hanno acquisito a proprie spese (onerose) le abilitazioni necessarie – beneficiando di contratti di lavoro evidentemente più economici e soprattutto, grazie alle nuove norme del jobs act, privi delle tutele e delle garanzie riconosciute ai lavoratori già assunti a tempo indeterminato.
Antimo, purtroppo, non potrà riprendere possesso del “suo” posto di lavoro, in quanto, l’ordinanza, pur ritenendo illegittimo il licenziamento, a causa delle modifiche all’art.18 dello Statuto dei lavoratori introdotte dalla riforma Fornero, “condanna il datore di lavoro al” – solo – “pagamento di un’indennità risarcitoria onnicomprensiva” ma non a reintegrare il lavoratore.
Per questi motivi la battaglia giudiziaria non si ferma qui. Lo studio legale Abbate, infatti, è già al lavoro per promuovere opposizione all’ordinanza del rito sommario, con lo scopo di ottenere la reintegra del lavoratore.