New Delhy, 10 gennaio 2014 – Nessuna decisione sul modo di proseguire il processo nei confronti dei Fucilieri di Marina italiani è stata ancora presa, ma lo “sarà fra due o tre giorni”. Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il ministro dell’Interno indiano Shushil Kumar Shinde.
La decisione su come portare avanti il caso dei fucilieri di Marina italiani “e’ in un limbo”. E’ il quotidiano indiano Mail Today a gettare acqua sul fuoco dopo che l’Hindustan Times aveva scritto che l’autorizzazione alla polizia investigativa Nia per utilizzare una Legge (SUA Act) che prevede la pena di morte nella vicenda che coinvolge i maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e’ attesa “da un momento all’altro”. Anche il Mail Today fa parlare “fonti anonime” del Ministero dell’interno dopo il vertice ministeriale di ieri presieduto dal ministro dell’Interno Sushil Kumar Shinde. E contrariamente alla perentorieta’ di una decisione gia’ acquisita evocata dalla fonte consultata dall’Hindustan Times, Mail Today propone un’altra “verita’” sulla intricata vicenda. “Non possiamo dare una autorizzazione alla Nia per l’incriminazione – ha spiegato il responsabile ministeriale – fino a quando non riceveremo un parere legale che stiamo aspettando”. Nella sua sentenza del 18 gennaio 2013, la Corte Suprema aveva comunque chiaramente indicato quali erano i quattro strumenti e leggi che avrebbero dovuto essere presi in considerazione per il processo, tra le quali non figura il Sua Act che ora la Nia vorrebbe utilizzare.
La polizia indiana Nia starebbe per ricevere il via libera da parte del ministero dell’Interno per presentare un rapporto sulla vicenda che coinvolge i maro’ Massimiliano Latorre e Salvatore Girone utilizzando una legge indiana per la repressione della pirateria che prevede la pena di morte. Lo scrive oggi il quotidiano Hindustan Times. Il giornale, citando un alto responsabile governativo che ha chiesto di non essere identificato, sostiene che al riguardo “c’e’ accordo” fra i ministri del governo. Dopo aver segnalato l’incontro avvenuto ieri fra i ministri degli Esteri e della Giustizia, Salman Khurshid e Kabil Sibal, con quello degli Interni, Sushil Kumar Shinde, il giornale cita l’alto funzionario governativo per il quale “un accordo e’ stato raggiunto per autorizzare la Nia (National Investigation Agency) a presentare il rapporto accusatorio in base alla sezione 3 della Legge per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima e le strutture fisse sulla piattaforma continentale (SUA Act)”. Tale sezione, che la Nia e’ pronta ad utilizzare, prevede che chi “causa la morte di una qualsiasi persona sara’ punito con la morte”. La situazione e’ entrata in fase di stallo tempo fa, si dice ancora, per l’esistenza di una assicurazione da parte del governo fornita dal ministero degli Esteri indiano all’Italia che il caso dei maro’ non rientrava fra quelli “rarissimi” a cui e’ applicabile la pena di morte. Ma il giornale dice di avere appreso che l’autorizzazione alla Nia per incriminare i due fucilieri di Marina “ora puo’ arrivare ad ogni momento”. Il quotidiano scrive infine che dalle sue indagini la Nia ha rilevato che i maro’ non lanciarono avvertimenti, non utilizzarono altoparlanti, ne’ spararono in aria prima di colpire i due pescatori a bordo del St.Antony in avvicinamento.
Nella foto: lo stato in cui si trova il peschereccio St.Antony (una prova, di quello che e’ avvenuto nell’Oceano Indiano),lasciato invece alle intemperie o ad atti di vandalismo.