La Community portuale, per voce di Laghezza, lancia la sfida a livello nazionale
La corsa è iniziata ormai da mesi e vede impegnati differenti territori del Paese, dal Nord al Sud; ma è il porto della Spezia, insieme con il retroporto di Santo Stefano Magra, ad avere in mano tutte le carte vincenti per rendere effettivamente operativa la prima Zona Franca Doganale del Paese
La Spezia, 3 maggio 2024 - Ad annunciarlo è, per voce della Community portuale spezzina, Alessandro Laghezza, anche Presidente dell’Associazione spedizionieri, che ha lanciato un vero e proprio appello alle Istituzioni competenti, in primis all’Agenzia delle Dogane, per bruciare i tempi e applicare una norma, quella sulle ZFD, prevista nell’articolo 12 comma 5 del decreto numero 40 approvato il 2 aprile scorso, che regolamenta le Zone Logistiche Speciali e prevede l’introduzione, all’interno delle stesse, di vere e proprie Zone Franche Doganali.
“Le Zone Franche Doganali – precisa Laghezza – rappresentano un salto di qualità potenzialmente decisivo: non consentono solo il deposito delle merci in sospensione dei pagamenti e dei diritti doganali, ma rendono possibile anche la lavorazione di queste merci, favorendo l’insediamento nelle aree ZFD di vere e proprie attività produttive”.
“Il fatto che i riflettori – prosegue il portavoce della Community portuale spezzina – si siano accesi sul porto della Spezia e sul retroporto di Santo Stefano Magra non ha nulla di casuale: al di là di quanto avviene per altre Zone Logistiche Speciali che necessitano di un progettazione degli spazi, delle aree di stazionamento e magazzino delle merci, ma anche dei servizi shuttle da e per il porto in simbiosi del quale sono chiamate a operare, quello composto dallo scalo spezzino e dal retroporto è già oggi un sistema operativo, un vero e proprio plug & play system, in grado di garantire piena funzionalità in tempi brevissimi”.
Secondo la Community, che si è posta a piena disposizione delle Istituzioni competenti per accelerare il processo, essenziale sarà anche il ruolo di regia dell’Autorità di Sistema Portuale, che sull’integrazione del retroporto e quindi sulla formula stessa di un “porto largo” ha scommesso da tempo con convinzione, costruendo un modello destinato a essere mutuato da altri porti nazionali.