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Mediterraneo, 1 luglio 2016 – Ha fatto il suo ingresso nella rada di Augusta, poco prima di mezzogiorno, il relitto del peschereccio inabissatosi il 18 aprile 2015, con a bordo centinaia di migranti. Il relitto è stato riportato a galla lunedì scorso dopo essere stato sollevato dal fondale marino attraverso il modulo di recupero installato a bordo della nave Ievoli Ivory
Ci sono voluti poco meno di due mesi per recuperare il peschereccio inabissatosi nello Stretto di Sicilia il 18 aprile 2015 e sul quale si stima potessero esserci circa 700 persone. Le operazioni di recupero avevano preso il via lo scorso 27 aprile su indicazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, a cura del Ministero della Difesa.
Il relitto del peschereccio adagiato a 370 metri di profondità è stato agganciato e portato in superficie lunedì scorso e successivamente trasportato nella rada di Augusta dove è giunto oggi, poco prima di mezzogiorno. A coordinare l’intera operazione è stata la Marina Militare che ha fornito supporto logistico alla Società “I.D.MC. Impresub – Diving and Marine Contractor S.r.l.” di Trento incaricata del recupero. L’operazione è stata condotta dalla nave specializzata Ievoli Ivory, che ha sollevato il barcone dal fondale tramite un sistema di recupero robotizzato progettato ad hoc e controllato dalla superficie.
Il relitto sarà collocato all’interno di una tensostruttura refrigerata, lunga 30 metri, larga 20 e alta 10 realizzata nell’area militare del porto. Inizieranno, quindi, le operazioni di recupero delle salme dal relitto da parte del personale del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana.
Le salme rinvenute a bordo saranno poi esaminate da esperti sanitari di varie università coordinati dal Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (Labanof) – attiva nel dipartimento di Morfologia Umana e Scienze Biomediche di Medicina legale dell’Università di Milano – allo scopo di acquisire informazioni utili a creare un network a livello europeo che permetta di risalire all’identità dei corpi attraverso l’ incrocio dei dati.
Su nave San Giorgio della Marina Militare, che ha fornito la protezione a tutto il dispositivo navale oltre al personale del Gruppo Operativo Subacquei della Marina, c’era una squadra di Vigili del Fuoco che oltre ad effettuare i primi rilievi sul relitto anticipava le informazioni utili alle squadre pronte a terra.
L’attività – disposta dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – è stata realizzata grazie alla sinergia tra i Ministero della Difesa, dell’Interno, della Salute, dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, il Commissario Straordinario per le persone scomparse, la Prefettura di Siracusa e la Procura della Repubblica di Catania. L’operazione ha visto il coinvolgimento a terra di circa 150 persone al giorno tra cui personale della Marina Militare, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, dell’Ufficio di Sanità Marittima, Area e di Frontiera (USMAF), dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP), Agenzia della Dogana, oltre alle Autorità ed Enti Locali insistenti sul territorio.