Roma, 20 marzo 2018 – Il ritardo con il quale vengono recepite dalle nostre istituzioni le disposizioni marittime internazionali ed europee, è aggravato dal livello burocratico con cui esse le interpretano, emanando disposizioni molto più rigide e restrittive rispetto agli altri Stati europei ed extraeuropei.
Il risultato è che tra le migliaia di marittimi italiani c’è molto disorientamento, confusione e anche disperata rassegnazione, perché obbligati a seguire quanto disposto dagli organismi ministeriali per poter lavorare.
Tra i problemi principali, quello della formazione obbligatoria del marittimo italiano, che è completamente a suo a carico, sia economicamente e sia nella ricerca in Italia del centro di formazione privato abilitato.
Esiste una vera e propria giungla della formazione, privatizzata e liberalizzata, con centri insufficienti rispetto alle richieste ed in alcuni casi addirittura di proprietà di armatori.
Eclatante il caso dei corsi per le certificazioni obbligatorie MAMS (mezzi di salvataggio) e MABEV (mezzi di salvataggio veloci) per il personale in ruolo di appello nel piano sicurezza nave, svolti in Italia da un solo centro di formazione con marittimi in lunga lista di attesa.
Anche la formazione scolastica degli attuali ex istituti nautici, che è stata fortemente ridimensionata, non è in linea con le esigenze del mondo marittimo, creando gravi problemi di costo economico ai giovani che vogliono intraprendere il lavoro marittimo.
Nel nostro Paese, che ha una delle più lunghe tradizioni marinare d’Europa, non è previsto un percorso formativo scolastico completo per i giovani che vogliano intraprendere il lavoro marittimo. Non è possibile nel nostro Paese giungere ad un diploma che includa tutti i passaggi formativi e abilitativi necessari a permettere subito l’imbarco, sia come allievo ufficiale o come membro di equipaggio.
Come Uiltrasporti riteniamo necessario un nuovo sistema formativo, che non sia più alla mercé di una serie di agenzie private, ma che sia gestito da un unico soggetto pubblico, come avviene in altri settori del trasporto; il cui costo economico non gravi sulle tasche dei lavoratori, ma sia attribuito alla parte datoriale armatoriale, come in qualsiasi altra realtà industriale.
La Uiltrasporti chiede a questa nuova legislatura, la realizzazione di un progetto di riforma complessiva del sistema marittimo italiano con la rinascita del dicastero della Marina Mercantile.
I marittimi italiani hanno bisogno di una riforma che compia una rivisitazione del ruolo delle Capitanerie di Porto, che devono svolgere un ruolo strettamente di controllo e vigilanza, e che istituisca un vero collocamento centralizzato per la gente di mare, che assuma diligentemente con trasparenza il ruolo di incontro tra domanda ed offerta di lavoro.
Come Uiltrasporti ci faremo parte attiva con tutti gli attori del sistema che riterranno di condividere, insieme a noi, un nuovo progetto di riforma che permetta di normalizzare un settore troppo liberalizzato e lasciato a se stesso.