Napoli 24 maggio 2013 – Si è aperta oggi a Castel dell’Ovo la Conferenza internazionale “Unity in diversity: the future cultural and economic bridge on the Mediterranean.” Key issues: Maritime Traffics, Ports and Education, organizzata dall’International Propeller Port Club in occasione della sua XIII Convention.
L’evento, organizzato in collaborazione con Federazione del Mare, è patrocinato da Regione Campania, Comune di Napoli e Camera di Commercio ed è inserito nel programma ufficiale della Giornata Europea del Mare 2013. Umberto Masucci, Presidente Nazionale dell’International Propeller Clubs, presentato la giornata.
In apertura dell’evento è stata presentata da Alessandro Panaro responsabile infrastrutture SRM una interessante ricerca sul Mediterraneo “La ricerca che presentiamo oggi” – afferma Panaro, “vuole essere un utile strumento conoscitivo e di supporto strategico agli operatori del settore marittimo, asset primario per il nostro Paese. L’impostazione dello studio è quella di osservare le realtà portuali non solo come infrastrutture, ma come strumento al servizio delle imprese e delle loro relazioni commerciali, nonché come “polo” di attrazione di investimenti pubblici e privati, non solo logistici. I dati forniscono tre messaggi su tutti. Il forte grado di internazionalizzazione dei nostri porti, atteso che il 63% del traffico è relativo alla navigazione internazionale, e quindi la necessità di investire su di essi per avere strutture sempre più efficienti e moderne di fronte ai crescenti mutamenti dell’economia mondiale. Il comportamento sempre più temibile dei nostri competitor nell’ambito del bacino del Mediterraneo: tra il 2005 e il 2012 i porti hub della sponda Sud del bacino hanno incrementato la propria quota nel mercato dei container dal 18% al 27%. L’esistenza di nuovi orizzonti e di nuovi mercati ad alto potenziale, quali quelli dell’area MED Nordafricana e della Turchia: l’interscambio dell’Italia verso questi Paesi ammonta già a 65,7 miliardi di euro e, di questi, oltre il 70% (pari a 47,4 miliardi di euro) è realizzato con il trasporto marittimo.”
“Come si nota bene dalla ricerca SRM, anche nel Mediterraneo le attività marittime hanno un ruolo trainante” – ha dichiarato Paolo d’Amico, presidente della Federazione del Mare “In un simile scenario, mi preme sottolineare l’importanza dei cluster. In quello italiano è profonda da sempre la consapevolezza delle correlazioni che esistono, da un lato, tra le attività sviluppate da soggetti economici (armatori, cantieri, agenti, terminalisti, ecc.) e quelle invece che fanno capo ad organismi che hanno ruoli amministrativi o di vigilanza (marina militare, guardia costiera, autorità portuali) ; dall’altro, tra tutti questi attori del cluster marittimo ed i soggetti esterni che influiscono trasversalmente sul funzionamento del cluster stesso (settori bancario, assicurativo, ecc.).
Altrettanto importante è favorire l’integrazione delle attività marittime a livello regionale. Una simile integrazione può avere una connotazione produttiva o tecnologica, ma comunque coinvolge una pluralità di attori: aziende industriali capofila con il loro indotto, istituti di ricerca, università, enti di formazione, istituti finanziatori. I cluster così formati operano per la diffusione di cultura e formazione marittima mirata, garantendo una migliore risposta del mercato locale del lavoro, promuovono l’innovazione e di conseguenza fungono da incubatori per nuove iniziative industriali o per lo sviluppo di quelle esistenti. Nello stesso tempo, si fanno promotori presso le istituzioni di un sistema di regole (ad esempio, in materia di finanza agevolata o in campo fiscale) coerente con il carattere delle attività marittime.
L’Italia, che è l’attore più forte dell’area mediterranea sotto il profilo economico e finanziario, può svolgervi un ruolo di leader ed esportare la propria esperienza in campo marittimo negli altri paesi costieri. I punti di forza di un cluster marittimo consistono nella capacità di elaborare una visione integrata delle esigenze del settore e creare sinergia; in relazione a ciò, rappresentare una interlocuzione credibile presso le istituzioni nazionali e dell’Unione europea. Per definizione, tutto ciò che riguarda il mondo marittimo trascende i confini politici dei vari paesi e gli interessi delle singole parti: in linea con questa peculiarità, la promozione di una rete di cluster nel Mediterraneo può contribuire a valorizzare il potenziale di crescita dei paesi dell’area, facendo leva sulla risorsa comune che è appunto questo mare, una risorsa su cui costruire concretamente una volontà comune”.