NASCE A LA SPEZIA L’ HUB NAZIONALE PER LA BLUE ECONOMY

la spezia porto

 La Spezia, 20 aprile 2016 – Un porto commerciale, due terminal container, una base navale per la Marina militare, porti turistici, enti di ricerca marina, un’industria cantieristica, cantieri per la nautica da diporto, centri di assistenza, pesca, professioni del mare, imprese industriali legate al mare, un forte indotto, una scuola trasporti, una tradizione nei mestieri del mare, crociere, turismo nautico, tre fra i piú noti parchi naturalistici, una cultura dell’ambiente marino e la consapevolezza di nuove formule di crescita sostenibile…

Non manca nulla. E proprio da questa elencazione di attività e professioni, che fanno di La Spezia e del suo Golfo un unicum a livello italiano e forse mediterraneo, che è nata l’idea e quindi il progetto di costruire proprio qui un hub culturale e operativo per la Blue Economy, ovvero di tutte quelle attività che l’Unione Europa (con la direttiva del 2012) ha definito strategiche per lo sviluppo dell’economia del continente e che già oggi occupano 5,4 milioni di persone.

La Spezia e il suo Golfo hanno in molti settori svolto funzioni pionieristiche. Anche nel campo della Blue Economy questa funzione di “avanguardia” e di vedetta puó essere replicata. Come?

Creando il contenitore, il punto di riferimento, per l’appunto l’hub: una struttura agile, non burocratica, in grado di pianificare le azioni e specialmente di mettere a punto le partnership con soggetti che in questo campo operano spesso in modo non coordinato l’uno con l’altro.

Crediamo nella forza delle idee, nella qualità degli uomini e della loro professionalità. Per questo – afferma Giorgia Bucchioni, vice presidente di Confindustria La Spezia e presidente della costituenda Blue Vision, una società no-profit di coordinamento, che ha già presentato, il suo progetto alla Fondazione Carispezia incontrandone un forte e convinto interessamento – abbiamo deciso di lanciare una vera e propria “chiamata alle armi”, attraverso una strategia bottom-up, che consenta a tutti i soggetti attivi nel settore della Blue Economy di collaborare a un lavoro che in prima battuta sarà di analisi (entro fine giugno sarà pronto il piano operativo), quindi di ricerca (in particolare sulla consistenza attuale della Blue Economy in Liguria e a livello nazionale); a seguire di messa a punto di progetti finalizzati in grado di polarizzare sia risorse che capacità nella messa a punto di soluzioni innovative a partire da quelle relative all’utilizzo del territorio, del coordinamento e l’integrazione fra coste e territori vicini, alla focalizzazione di problemi sottovalutati come quello relativo all’erosione delle coste (un vero e proprio suicidio economico per l’Italia), sino alla predisposizione degli habitat nei quali far confluire e diventare realtà idee e progetti relativi a emergenze quali l’immigrazione o la sicurezza.

Crediamo inoltre – ha precisato Giorgia Bucchioni, che è anche presidente di La Spezia Cruise Facility, rappresentante di Confindustria nella nuova Camera di Commercio ligure, past-president e attuale componente del Consiglio direttivo dell’Associazione agenti marittimi La Spezia, e che è quindi soggetto di raccordo fra varie anime dell’economia blu – che uno sforzo particolare vada esercitato da subito in due direzioni:

1)    L’informazione. Fare conoscere l’importanza strategica determinante della Blue economy a fasce sempre piú estese della popolazione, attraverso una comunicazione costante su queste tematiche

2)     I giovani e le scuole. Mettendo a punto progetti mirati per quelli che saranno i players della Blue Economy di domani

Dopo decenni di disinteresse e sottostima, anche l’Unione Europea ha “scoperto” che non esiste sviluppo e probabilmente identità senza l’apporto determinante della Blue Economy

La crescita blu è la strategia a lungo termine per sostenere una crescita sostenibile nei settori marino e marittimo. La Ue riconosce che i mari e gli oceani rappresentano un motore per l’economia europea, con enormi potenzialità per l’innovazione e la crescita, e rappresenta il contributo della politica marittima integrata al conseguimento degli obiettivi della strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.

La cosiddetta “economia blu” impiega 5,4 milioni di persone e genera un valore aggiunto lordo di quasi 500 miliardi di euro l’anno, ma alcuni settori presentano ulteriori margini di crescita.

Fra questi il turismo costiero, la pianificazione degli spazi marittimi, la sorveglianza marittima integrata, la difesa delle coste dall’erosione, lo sviluppo delle biotecnologie, lo sfruttamento dell’energia dagli oceani…

Nel solo settore del turismo le coste sono la meta preferita dal 63% dei viaggiatori in Europa. Il sottosettore del turismo marittimo e costiero è attualmente divenuto la principale attività economica marittima, che occupa 2,35 milioni di persone, pari all’1,1% dell’occupazione totale dell’UE. Oltre il 90% delle imprese occupa meno di 10 persone. In alcune zone, il turismo costituisce una fonte di reddito complementare per le comunità costiere, ma in altre può addirittura dominare l’economia locale.

E oggi si profilano sfide determinanti anche per il nostro paese in un Mediterraneo sempre piú stretto, come quella della destagionalizzazione del turismo o quella della penetrazione verso l’interno e quindi della fertilizzazione dei territori alle spalle delle regioni costiere e della loro valorizzazione

 Una “scoperta”, quella dell’Unione Europea, che postula uno sforzo concentrato ma anche un coordinamento fra Stati membri, ma anche e specialmente all’interno degli Stati membri, che oggi non esiste ancora.

Oggi, le indicazioni della Direttiva del 2012 sull’economia blu ma anche sulla vita e lo sviluppo delle comunità costiere assumono ancora maggiore rilevanza. I problemi della sicurezza, quelli relativi ai flussi migratori e alla collaborazione con le regioni costiere hanno bisogno di idee, di progettualità, di capacità di innovare. Oltre che di conoscenze specifiche e di professionalità.

Per altro le competenze sparse fra vari soggetti istituzionali, accademici e imprenditoriali, rendono complesso quel coordinamento che rappresenta la chiave di volta per accelerare i processi e realizzare concretamente i progetti. Ed è proprio questa necessità diventata cogente, anche alla luce dell’attenzione che si è focalizzata in questi mesi sul Mediterraneo (immigrazione, sicurezza, prospezioni petrolifere, gasdotti, traffici di navi giganti, sviluppo delle crociere, solo per citare i fattori piú significativi), che è alla base del progetto per l’hub della Blue Economy.

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FILOSOFIA DI UN PROGETTO

Il progetto La Spezia-Blue Economy si connota a oggi come l’unico grande progetto a valenza territoriale in grado di fare emergere l’unicità di La Spezia a livello nazionale, e, in prospettiva, in uno scenario mediterraneo, come polo di ricerca, analisi, riflessione, formazione nelle scuole, comunicazione e costruzione della consapevolezza del ruolo della Blue Economy nel futuro dell’Unione.

L’idea è quella di una realtà in costante progresso che in prima battuta diventi il referente riconosciuto per lo studio e l’analisi della realtà dell’economia costiera e della Blue Economy non solo come sistema di cluster marittimo, ma come volano di sviluppo dell’intera economia nazionale e comunitaria, di crescita dell’occupazione e dell’affermazione di una nuova cultura di sviluppo.

Quindi come centro di generazione di idee innovative con immediate ricadute per La Spezia e il territorio esteso che su La Spezia, come polo di irradiazione di Blue Economy fa riferimento. Quindi come elaborazione di progetti mirati su specifiche opportunità che sia dal territorio, sia dall’analisi delle potenzialità di implementazione della Blue Economy potranno e dovranno scaturire; e quindi su tematiche come quelle relative a un nuovo e del tutto originale e innovativo a livello nazionale utilizzo delle risorse della città (fra cui anche l’Arsenale), all’affermazione di centri comunitari di studio su tematiche chiave per lo sviluppo (la difesa del patrimonio coste dal fenomeno dell’erosione), all’attivazione di un vero e proprio think-tank sulle trasformazioni in atto (e talune rese dolorosamente drammatiche da fenomeni bellici e di terrorismo) nei flussi di turismo in Mediterraneo e quindi sulle opportunità per il sistema Italia, proprio partendo da La Spezia, Liguria e Tirreno.

Complessivamente come centro di irradiazione (esattamente come richiede l’Unione Europea e come i bandi che la stessa Ue ha emesso in materia non mancano di ribadire) di una cultura e di una consapevolezza nuova sul ruolo della Blue Economy, in tutte le sue componenti: dal ruolo economico esteso dei porti commerciali, al fattore strategia del turismo che viene dal mare, alla valorizzazione indotta dalle coste di territori e comunità estese, alla formazione e alla comunicazione.

Obiettivo quindi quello di fare di La Spezia, anche attraverso un progetto di comunicazione a ricadute immediate, il referente italiano, percepito già in fase di start up e progressivamente in modo sempre piú intenso attraverso l’elaborazione dei progetti e delle ricerche, del dibattito che anche di recente la Ue ha ribadito essere prioritario sulla Blue Economy. Un referente che sia elemento di orgoglio trasversale per La Spezia e quindi per le sue istituzioni, cosí come per importanti realtà aziendali.

A guidare questo progetto attraverso una struttura agile e non burocratica sarà una onlus costituita ad hoc, “Blue Vision” presieduta da Giorgia Bucchioni, destinata a diventare il motore di questo progetto in partenariato con tutti i soggetti “blue” radicati nel territorio di La Spezia e del suo Golfo, ma nella prospettiva di ampliare il raggio di azione a tutte quelle aziende, associazioni e istituzioni nazionali che hanno ruolo o come progettano di svolgere funzioni e attività importanti nel campo della “Blue Economy”.

Esiste l’auspicio che la Fondazione Carispezia, alla quale è stato già presentato il progetto, svolga una funzione importante di traino sostenendo cosí l’unico grande piano globale di affermazione a livello nazionale e internazionale di un ruolo pilota di La Spezia, del suo territorio e della sua comunità.

Blue Vision nel suo percorso anche di affermazione di ruolo, una volta definita e resa pubblica la sua mission, presenterà entro fine giugno un piano strategico nonché delle priorità e su questo o sui singoli progetti favorirà la costruzione di un fronte di soggetti istituzionali e privati in appoggio (non solo come sponsors).

Blue Vision pensa di poter contare sul sostegno di Confindustria La Spezia, Camera di Commercio, Autorità portuale e soggetti imprenditoriali come Fincantieri, Finmeccanica, Termomeccanica, cantieri nautici, porti turistici e altri, che hanno diretti coinvolgimenti nella Blue Economy. Collaborazioni queste che avranno un peso determinante anche nella messa a punto di progetti comunitari e di collaborazione internazionale che rappresentano l’obiettivo di medio termine.

Sulla Blue Economy, specie nel quadro di un assetto geopolitico molto variabile in Sud Europa e nel Mediterraneo, il dibattito sia nella Ue sia in Italia è destinato comunque ad accendersi nel corso del 2016 ed era quindi indispensabile stringere i tempi per affermare la primogenitura del progetto La Spezia.

Progetto che ha la possibilità di collocarsi all’interno dei piani di finanziamento (già in atto) nell’Unione europea che riguardano la formazione, i sistemi di monitoraggio comune ai fini di security e il sistema crociere.

Fra gli obiettivi prevalenti di Blue Vision figureranno anche i rapporti con il pianeta scuola e progetti mirati a far crescere la consapevolezza dell’importanza della Blue Economy per un paese come l’Italia e per l’intero Mediterraneo europeo.

 

progetto Blue Economy aprile2016

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