Lo studio ha coinvolto Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, Università di Trieste e Università di Oxford
Le nuove prove sono state ottenute grazie ai dati di progetti internazionali per lo studio dei fondali marini e alle banche dati pubbliche
TRIESTE, 24 FEBBRAIO 2023 – Gli idrati naturali del metano nel Mediterraneo sono meno diffusi di quanto si potesse pensare. Lo dimostra uno studio pubblicato sulla rivista Geology che spiega come la causa di questo sia dovuta alla presenza dei depositi di sale del Messiniano nel sottosuolo del Bacino e alla peculiare distribuzione del calore, sia nelle acque che nel sottosuolo.
“La conoscenza della distribuzione del metano in forma idrata nei fondali oceanici è di grande importanza per comprendere l’evoluzione del clima sulla Terra, la pericolosità geologica dei fondali marini e le risorse energetiche di idrocarburi non convenzionali” spiega Angelo Camerlenghi, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale – OGS, precisando che “come in gran parte degli oceani, anche nel Mediterraneo, dove è noto che ci siano ingenti riserve di gas metano, dovrebbero esistere vaste zone di accumulo di metano idrato, allo stato solido, nelle zone più superficiali dei fondali”.
Gli idrati del metano non sono però mai stati individuati nelle ricerche scientifiche finora condotte e lo studio basato su applicazioni di un modello di simulazione e pubblicato sulla rivista della Società Geologica Americana dimostra che questa risorsa è difficilmente accumulabile nei fondali del Mediterraneo.
“Lo studio, che ha visto la partecipazione di ricercatori dell’OGS, dell’Università degli studi di Trieste e dell’Università di Oxford, ci ha portati però a concludere che il bacino del Mediterraneo, che ospita il più giovane ‘gigante salino’ sulla Terra, non è soggetto alla formazione e alla conservazione di idrati di gas nel sottosuolo, e abbiamo concluso che la loro presenza sia fortemente limitata dalla presenza di alte concentrazioni di sale nel sottosuolo” riporta Camerlenghi.
Oltre al significato strettamente scientifico, lo studio dimostra l’importanza della condivisione pubblica dei dati scientifici generati dagli anni settanta fino a oggi dal grande progetto di collaborazione scientifica internazionale International Ocean Discovery Program (IODP) a cui partecipa anche l’Italia, e delle banche dati oceanografici dell’iniziativa COPERNICUS, che hanno fornito le basi per l’applicazione dei modelli di stabilità degli idrati del metano nel Mediterraneo.