Roma, 11 gennaio 2017 – Ieri a Roma la discussione in Corte costituzionale sull’aumento retroattivo dei canoni demaniali Sentenza in Camera di Consiglio, il responso fra una settimana-dieci giorni. Il commento di Matteo Italo Ratti, Direttore e AD di Marina Cala de’ Medici.
Si è svolta ieri a Roma, presso la Corte Costituzionale, l’udienza che avrebbe dovuto pronunciarsi sulla costituzionalità della norma che prevede l’aumento dei canoni demaniali, sentenza prevista a
breve in attesa della decisione della Corte. Il responso si avrà fra una settimana, dieci giorni.
L’aumento retroattivo dei canoni demaniali è una misura introdotta con la Finanziaria per il 2007 e poi passata attraverso un contenzioso legale decennale, in diverse sedi civili e amministrative.
L’ultimo passaggio è stato quello del Tribunale Amministrativo che ha sospeso il giudizio e rimandato alla decisione definitiva alla Corte costituzionale, la quale, appunto, si sarebbe dovuta pronunciare oggi. Oggetto del contenzioso è l’applicazione della normativa sulle concessioni turistico-ricreative anche ai porti turistici, che ha modificato, a posteriori, i termini dei contratti firmati dagli investitori con lo Stato.
Il comma 1 dell’art. 10 della legge n. 449/1997 stabiliva, infatti, che per le concessioni rilasciate con “finalità turistico-ricreative, con esclusione delle strutture dedicate alla nautica da diporto”, i canoni avrebbero dovuto essere determinati secondo le previsioni dell’art. 03, comma 1, del d.l. 5 ottobre 1993, n. 400. «In sostanza – commenta l’AD e Direttore del Porto turistico di Rosignano Matteo Italo Ratti – più alto era l’investimento diretto alla realizzazione di beni di difficile rimozione che sarebbero rimasti poi nelle disponibilità dello Stato, minore sarebbe dovuto essere il canone».
La Finanziaria per il 2007, però, sostituendo il comma 1 dell’art. 03 del d.l. 5 ottobre 1993 n. 400, ha ribaltato questo principio, applicando canoni maggiori alle strutture che avevano fatto maggiori
investimenti. «In poche parole – prosegue Ratti – non si premia più chi ha fatto gli investimenti maggiori».
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Lo Stato, in questo modo, triplica in maniera unilaterale il canone demaniale per i porti turistici, creando uno sbilancio dei piani d’investimento presentati e approvati in sede di rilascio della
concessione demaniale. È questo il motivo per cui, dalla data di promulgazione della legge finanziaria per il 2007, molte infrastrutture portuali turistico-ricreative hanno presentato ricorsi ai Tribunali Amministrativi Regionali, contestando l’applicabilità di questa norma a concessioni demaniali già rilasciate.
Ad essere discussi ieri in aula sono stati i ricorsi presentati da Marina Cala de’ Medici S.p.A., dalla Società Pro.Mo.Mar S.p.A., concessionaria del Marina di Scarlino, e da Marina di Punta Ala S.p.A.,
mentre i ricorsi delle Associazioni di categoria sono stati dichiarati inammissibili.
Questa l’opinione di Matteo Italo Ratti in merito alla conseguenze della sentenza: «In caso di esito positivo, verrebbe ripristinato l’equilibrio economico e finanziario di tutte le strutture che avevano
già ottenuto il rilascio di una concessione demaniale alla data dell’entrata in vigore della finanziaria 2007». «Questo – prosegue Ratti – darebbe la necessaria certezza al mercato interno permettendo
alle Società “gestore” di quantificare i costi di gestione dell’infrastrutture e di conseguenza i costi di acquisto e di gestione (spese condominiali) dei singoli posti barca. Non influirebbe per le concessioni successive che hanno già previsto i costi adeguati alla finanziaria 2007».
«Un esito negativo – commenta ancora il direttore e AD di Cala de’ Medici – avrebbe un impatto economico rilevante sulle infrastrutture “poco virtuose”, le quali dovrebbero ribaltare i costi sugli
utenti/clienti. Si creerebbe, inoltre, un problema di liquidità per tutte le Società che non hanno accantonato nel corso degli ultimi dieci anni le differenze tra i canoni originali e quelli rivalutati».
«Non è un problema per Marina Cala de’ Medici S.p.A., che dal 2007 sta accantonando le somme, avendo previsto e conteggiato nelle spese condominiali dei posti barca tali accantonamenti in attesa
della conclusione dei contenziosi», conclude Ratti.