Proprio nei giorni in cui i portuali Americani, dopo giorni di scioperi mai visti, portavano a casa un aumento del 10% annuo sulla retribuzione a Roma, nel silenzio e di “nascosto” con un’improvvisa accelerazione, viene rinnovato il CCNL Unico dei porti
Le organizzazioni che hanno sottoscritto l’ipotesi di accordo, che sarà oggetto di una votazione, parlano già di aumenti significativi e di vittoria storica dei lavoratori.
Fermo restando un’analisi più approfondita, che faremo nei prossimi giorni non appena saranno chiari tutti gli elementi e andando però nello specifico dei numeri, la realtà sembra ben diversa
A novembre 2024 l’aumento reale netto in busta paga sarà di 58 euro netti (40 euro lordi + 50 lordi in EDR).
Poi altre tranche di aumento periodiche fino ad arrivare a regime, SOLO NEL GENNAIO 2027 quando l’aumento complessivo sarà di 129 euro netti.
Il resto soldi del Monopoli (welfare) e tre tranche per la vacanza contrattuale anche quelle in parte in welfare e pagato interamente non prima del luglio 2026.
Nella stessa ipotesi di accordo si parla esplicitamente di una stretta su quelle che vengono chiamate “micromorbilità” cioè le malattie brevi, un tema da sempre molto caro alle controparti. In più per essere riconosciuto come turnista a 26 ore si dovrà lavorare due notti in più.
Il tema del lavoro usurante, sul quale vi era stata mobilitazione e una comunione di intenti, è sparito totalmente dai radar. Il silenzio delle organizzazioni confederali quando è stato recentemente respinto, dal parlamento, un emendamento che andava in questa direzione, è un messaggio chiaro..
In definitiva il nostro giudizio non può che essere negativo. Questo rinnovo, come altri recenti su altri settori, non ha portato un aumento reale in busta paga considerato la perdita di acquisto dei nostri salari dovuto all’economia di guerra e alla speculazione.
Quando andremo a prendere materialmente i nostri cedolini nei prossimi mesi non vedremo una vera e propria differenza sostanziale perché con l’inflazione odierna per arrivare, non a veri e propri aumenti, ma almeno al pari del passato potere dio acquisto del salario, ci voleva ben altro.
Tuttavia, siamo altrettanto consapevoli che la pressione esercitata dai lavoratori e anche dalla nostra organizzazione sindacale ha sicuramente scongiurato un risultato che inizialmente poteva essere ben peggiore.
Cosa fare adesso?
Prima di tutto stiamo parlando di una ipotesi di accordo. La consultazione tra i lavoratori portuali deve essere svolta in tutte le aziende e dovrà essere trasparente e vedere la partecipazione di tutti i soggetti rappresentativi. Dal canto nostro abbiamo già avviato un confronto con i nostri delegati e con le nostre strutture sindacali e a breve comunicheremo la data di una prima assemblea nazionale.
Respingere questa ipotesti di accordo nelle votazioni e in tutte le sedi possibili costringerebbe la “casta” del CCNL (sindacati concertativi e padroni) a fare i conti con una volontà diversa. Costringerebbe a dover portare a casa un risultato migliore per tutti. Sarebbe inoltre un segnale importante di contestazione ad un modo di gestire le relazioni sindacali arrogante e antidemocratico. Basti ricordare che la nostra organizzazione ha inviato adesione al vecchio Ccnl e chiesto di sedere al tavolo delle trattative avendo una larga rappresentatività in molti porti.
Adesso tocca a noi tutti fare la nostra parte per rimettere al centro una piattaforma contrattuale degna di questo nome.
Il 16 ottobre USB ha indetto un primo sciopero per l’intera giornata contro il DDL sicurezza e le nuove misure contro il diritto di sciopero. Come tutte le iniziative di lotta è importante dare la propria adesione ma a maggior ragione in questa fare in cui è fondamentale lanciare un segnale di forte opposizione.