Tripoli, 9 aprile 2014 – I colloqui per lo sblocco dei porti cirenaici, da cui si esporta la maggior parte del greggio libico, tra Governo centrale e milizie ribelli federaliste cirenaiche guidate da Jathran, mediati dal meccanismo tribale che sta impedendo lo sviluppo sanguinoso della situazione, mostra sempre più tutti gli aspetti contraddittori di un paese che non ha identità nazionale.
Al momento su quattro porti controllati dai ribelli federalisti, tre direttamente – Zeutina, Ras Lanuf and Al Sidra – e uno attraverso alleanze – Hariga – domenica scorsa si è giunti a restituire campo libero al NOC (National Oil Corp) per la ripresa ufficiale delle operazioni di controllo degli impianti e di export del greggio a Zeutina ed Hariga. Tuttavia, la situazione dei due porti non è ancora sotto il pieno controllo della PFG (Petroleum Facilities Guard) e gruppi di milizie ribelli armate restano nelle aree circostanti, anche nella speranza di essere reintegrate nella PFG, da cui erano fuoriuscite sotto la guida del loro comandante Jathran, messosi a capo dei ribelli cirenaici federalisti per rivendicare verso il Governo centrale maggiore dignità politica e risorse economiche ai territori. Il porto di Zeutina, a 100 km da Bengasi, con capacità export 70.000 bpd (barili al giorno), ha reso noto (fonte Reuters) che è in grado di riprendere l’operatività in qualsiasi momento con circa 3 milioni di barili di greggio in deposito. Ma né a Zeutina né ad Hariga, gestita dall’Arabian Gulf Oil Co (AGOCO), il NOC ha dato ancora il via libera a ricevere e caricare le navi tanker per motivi di causa maggiore, in cui non solo ricadono i controlli sulle pipeline ed il servizio di security sugli impianti ancora parziale, ma anche l’ondata di scioperi come quello di Bengasi, che chiedono sicurezza e nuove elezioni.
D’altra parte la partita del Governo centrale con i ribelli federalisti non è chiusa; ancora restano in sospeso le loro richieste di maggiore autonomia regionale e di più equa suddivisione dei proventi petroliferi a favore dei territori produttori di greggio. Questo spiega perché i due porti principali di export petrolifero sono tuttora ostaggio dei ribelli. Alcuni osservatori ritengono che occorrerà almeno un mese perché il processo di restituzione dei quattro porti sia portato a termine.
Ma intanto continuano ad aprirsi nuovi fronti di protesta nelle città, che nelle ultime ore hanno prodotto gravi disordini antigovernativi a Zawia. A livello centrale, il General National Congress (GNC), l’autorità politica più alta del paese, ha dato ufficialmente ad Abdullah Al-Thani, Primo ministro ad interim da Ministro della Difesa dopo la sfiducia a Zaidan, l’incarico di formare un nuovo Governo entro una settimana. Un portavoce GNC, ha riferito di una lettera di minaccia di dimissioni del Primo Ministro se non sarà concesso al Governo un mandato a tempo indeterminato (finora pro tempore con conferma ogni 2 settimane) e più ampi poteri decisionali dal GNC, che intanto, per il fortissimo pressing dilagante in tutto il paese, ha ventilato nuove elezioni entro fine anno, ma senza dare date di riferimento, ed ha fatto sapere che deciderà a governo fatto se renderlo stabile.
Giovanna Visco